giovedì 6 agosto 2015

Un cuore che comprenda - di Marie-Dominique Moliniè o.p. - Tratto da “ Prigionieri dell'infinito”



Il problema dell'obbedienza sarebbe esattamente lo stesso se avessimo a comando, chiudendoci nella nostra camera per pregare nel segreto, una apparizione di Cristo: parleremmo con Lui e Gli chiederemmo cosa dobbiamo fare. La difficoltà di obbedire sarebbe in fondo esattamente la stessa di quella dell'obbedienza alla Chiesa. Può sembrare strano ma è così, e ve lo spiego.
Prima di tutto ci sarebbe la difficoltà di sapere se abbiamo veramente a che fare con Cristo. Problema di fede che fu quello degli Apostoli davanti alle apparizioni pasquali. Alla base c’è una percezione sensibile, sottile e quasi proustiana: uno stile, un'intonazione della voce... Maria Maddalena non riconosce colui che le sembra essere il custode del giardino ma lo riconosce quando le dice: "Maria!..." Non è un puro e semplice atto di fede: è il tono della voce che ha scatenato tutto. Giovanni riconosce Gesù vedendo la pesca miracolosa, aiutato dallo Spirito Santo, certo e ciò si conclude con un atto di fede, certo, ma ha visto e riconosciuto. Tommaso esige dei segni per vincere i suoi dubbi: ciò evidentemente non lo dispensa da un atto di fede.
Supponiamo allora il problema risolto e che l'apparizione ci porti alla fede. Se questa esperienza si ripetesse a volontà, lo stesso problema ritornerebbe sotto un'altra forma: "Io sono l’unico a vedere uno che nessun'altro vede." Tocco questo tavolo, ma non sono il solo: se passassi la vita a vedere un tavolo che nessun'altro vede, comincerei a preoccuparmi.
Allora se passo la mia vita a vedere un Cristo che nessun'altro vede c'è lo stesso di che preoccuparsi. Questo Cristo avrebbe un bel da dirmi: "Sta tranquillo, sono Io, sta in pace", ebbene! talvolta lo sarei... ma altre volte avrei dei dubbi!

Che cosa potrebbe tirarmene fuori? La Chiesa. Sarei obbligato a ricorrere alla Chiesa perché mi dicesse se è Cristo o no. Tutti i mistici cristiani sono certi su questo punto. L'uomo più favorito di esperienze e illuminazioni è obbligato in fin dei conti a fare un atto di fede fondato su qualcosa d’altro che non è l'apparizione stessa: la sottomissione a Colei che ha la pienezza della Verità rivelata, cioè la Chiesa.
Mi direte: e Giovanna d'Arco? Precisamente Giovanna d'Arco si è appellata al papa, sentiva con l'istinto della fede che di fronte ad una Chiesa particolare – manifestamente peccatrice e tenebrosa – bisognava fare appello alla Chiesa universale. -
Così in nessun caso sarete dispensati dal problema della fede nella Chiesa. Bisogna avere la fede per riconoscere Gesù Cristo in un sacerdote: ma anche per riconoscere Gesù Cristo in Gesù Cristo ci vuole la fede e un sacerdote (dunque la Chiesa) che vi dica: "Sì, puoi prestar fede a questa apparizione."
Il problema della fede è dunque fondamentalmente sempre lo stesso. Se ascoltate un sacerdote che Dio ha messo sulla vostra strada, una Caterina da Siena, una madre, un amico, ecc., è la Chiesa che vi dirà: "Puoi ascoltare questo prete (o questa Caterina da Siena o chiunque altro) come uno che ti comunica la Parola di Dio. E di conseguenza puoi obbedire totalmente": questo è il nocciolo della questione.
Supponiamo adesso che sia così. Voi siete inoltre sollevati da un’onda, una follia d’amore, il desiderio di perdere la vostra volontà propria e di dire: “Non quello che voglio io, ma quello che vuoi Tu”... allora, è tutto a posto?
No, non è tutto a posto. Prendiamo come termine di paragone un telescopio o un binocolo. C'è una prima messa a fuoco piuttosto approssimata, poi un'altra messa a fuoco, più fine, con un’altra vite. Si comincia con il localizzare l'obiettivo, poi c'è una ricerca più precisa. L'umanità stessa di Gesù non può possederci tanto intimamente quanto lo può il Suo Spirito.
Avrete allora l'impressione che Gesù e lo Spirito Santo giochino a palla con la vostra anima e che la cosa cominci ad essere irritante... Perché Gesù vi rinvierà allo Spirito Santo e questi vi rinvierà a Gesù. Perché?
Per la ragione che è stato il dramma degli Apostoli: l'obbedienza a Cristo non può essere resa perfetta che mediante l'obbedienza allo Spirito Santo. Cristo stesso, quale che sia il nostro amore per Lui, la nostra generosità, il nostro donarci totalmente, ci dirà: "La tua obbedienza non è musicalmente a punto, non è abbastanza fine." Ribatterete: "Ma sono pronto a fare tutto quello che vorrai. Io, Gesù Cristo, in quanto uomo, non posso metterti completamente a punto, è bene per te che io me ne vada, per tornare da dietro e metterti a punto in modo più preciso”. E sarà lo Spirito Santo...
Dovrete perciò subire la scomparsa di Gesù Cristo a favore di un Maestro che non dà più ordini: "Non domando che obbedirti, parla! - Ahimè, tu non capisci..."
E' esattamente quello che ha detto agli Apostoli: "Voi non capite niente. Potrei restare con voi cent'anni e spiegarvi le cose alla lavagna, su qualsiasi lavagna, nera o bianca che sia: l'intelligenza vi mancherà sempre. Bisogna che Io lasci la scena per ritornare invisibilmente. A quel punto vi sarà dato il Mio Spirito, con la finezza e la delicatezza di una madre. Il punto di inserzione della mia influenza su di voi non sarà mai abbastanza profondo finché avrete a che fare con Me dal di fuori: bisogna che abbiate a che fare con Me dal di dentro."
Così il Cristo scompare per lasciare il posto al suo proprio Spirito: "Bisogna che vi dia il Mio Spirito perché possiate comprendere i miei comandamenti, altrimenti li comprenderete materialmente, grossolanamente, e li deformerete. Malgrado la vostra buona volontà, ottengo da voi una caricatura di quello che vorrei ottenere. Perciò... arrivederci! A presto! Ritornerò in un modo molto più lacerante nel vostro cuore. Vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne che capirà. Un cuore che comprenda: ecco ciò che vi manca per obbedirMi!"
Uno starets dirà lo stesso: "Tu sei pronto a fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e anche delle penitenze straordinarie: ma non è questo che ti chiedo. - Cosa devo fare? - Non te lo posso spiegare: bisogna che te lo dica un altro, o meglio io stesso, il mio spirito... ma per farlo è necessario che io sparisca un po'."
Conosco un poema: è il canto d'amore di una serva a un boscaiolo che è chiaramente Gesù Cristo, mentre la serva è Maria Maddalena – quella di tutti i tempi. Un giorno lui parte, ritorna al suo paese. Lei s'arrabbia di non poterlo seguire ma è il solo modo per ottenere che obbedisca con la finezza necessaria: l'ultima messa a punto non si può fare che in questo modo.
Solo che, attenzione! Quando il Cristo si ritira per lasciare il posto allo Spirito Santo non crediate che lo Spirito Santo vi libererà da Cristo: Sarete invece finalmente sottomessi a Lui... e dunque alla Chiesa. Lo Spirito Santo non ci porta al di là dell'obbedienza a Cristo e alla Chiesa, perché non c'è nessun aldilà dell'obbedienza a Cristo e alla Chiesa.
Quel giorno saprete cos'è uno starets e saprete anche come servirvene. La Chiesa offre virtualmente a tutti, nella misura in cui ne abbiamo bisogno, uno starets o se volete un padre spirituale: dobbiamo desiderarlo. Uno che non desidera uno starets è uno che vuole ancora agire di testa propria, che non accetta di essere spiumato e spogliato delle sue ultime radici.
Detto questo, non sempre ci è dato un padre spirituale, in virtù del principio secondo il quale Gesù spesso scompare. L'assenza del padre spirituale significa ciò che ho detto: per il momento la messa a punto non sarebbe abbastanza fine, è nostro vantaggio che lo starets se ne vada o sia assente, che Lui stesso, Gesù, sia visibilmente irraggiungibile. Allora si è apparentemente (come è stato per Teresa di Gesù Bambino praticamente per tutta la vita) abbandonati a se stessi e allo Spirito Santo in presa diretta: ma non è così. Se Teresa avesse incontrato Gesù Cristo, Gli avrebbe obbedito veramente, umanamente: avrebbe chiesto precetti e consegne. Più si è mistici, più questo è necessario: quando si entra in vie un po' straordinarie, non si può fare a meno dell'obbedienza. E se non si trova nessuno? Ebbene, si sta già obbedendo, a condizione appunto di soffrirne - come gli Apostoli soffrivano dell'assenza di Cristo tra l'Ascensione e la Pentecoste. Hanno ritrovato Cristo sotto la forma di Chiesa, precisamente nel momento in cui la Pentecoste ha costituito la Chiesa: allora si Sono messi a obbedire l'uno all'altro come nella Sacra Famiglia.
Così il gioco dell'obbedienza ha potuto riprendere. Non so con quali modalità. Ma è certo ad esempio che i compagni di Paolo obbedivano a Paolo e obbedendo a Paolo obbedivano a Cristo perché è tutt'uno. E Paolo a sua volta obbediva allo Spirito che anima le Chiese: ascoltava la femminilità intuitiva di tutte le Chiese. Era nello stesso atteggiamento di obbedienza in cui era anche Cristo, come uomo, nei confronti dello Spirito Santo.
Se dunque non si trova, non vuol dire che siamo adulti, che si è superata la fase. E' piuttosto il contrario: quando viene la Pentecoste, Gesù ritorna in forza nel fondo di noi stessi, e noi impariamo a obbedire. In una prima fase si crede di obbedire, ma in realtà non si obbedisce perché si è molto rozzi: è la fase degli Apostoli con Cristo. In una seconda fase non c'è nessuno a cui obbedire perché Egli è scomparso e non si sa ancora che cosa questo voglia dire. Nella terza fase, tornando lo Spirito Santo, si impara ad obbedire a Cristo attraverso la Chiesa e si è liberati da Sé stessi.
Se avete questo desiderio nel cuore, cercate e troverete. Avete voglia di trovare Dio? Proprio ciò che si chiama aver voglia - e ciò che si chiama trovare Dio? Non è per obbedienza che si cerca Dio... salvo l'obbedienza allo Spirito Santo. Che cosa ha attirato gli Apostoli verso Cristo? L'acqua viva di cui hanno presentito l'esistenza nel Suo Cuore. "Se qualcuno ha sete, venga a Me e beva. - Tu hai parole di vita eterna". Questo li ha spinti verso Cristo, rozzamente e maldestramente. Se non siete a questo punto, chiedete e riceverete. E' meglio non aspirare alla follia dell'obbedienza prima di avere la sete di una trasfigurazione della vostra vita: fermatevi piuttosto alla saggezza dell'obbedienza, molto difficile da praticare, d'altronde (in fin dei conti la saggezza è più difficile della follia).
Bene! Lasciamo quelli che non hanno fame e sete. Voi avete il tormento di abdicare alla vostra propria volontà. Un ultimo consiglio: se non vi sentite capaci di obbedire eroicamente nelle cose grandi, ciò che vi sarà chiesto più tardi da Dio stesso, come ha detto a Pietro: “Un altro ti metterà la cintura, mentre fino ad ora te la mettevi tu stesso”) e di imitare Gesù nella sua Agonia, proclamate il vostro desiderio con degli atti che, nella loro materialità, non costano altro che questa proclamazione.
Quando la Chiesa invita a portare la Medaglia miracolosa, si tratta di qualcosa di questo genere: un atto che non significa niente, che di per sé non vi farà avanzare nella vita spirituale. Ma precisamente noi proclamiamo la nostra impotenza ad avanzare nella vita spirituale da soli: questa semplice proclamazione per il fatto che obbedisce a un invito della Madonna è una obbedienza povera e facile. Ed è proprio ciò che è facile che è difficile. Quante battaglie a questo riguardo nei "sapienti e intelligenti"! Perché una medaglia? Come diceva Naaman il Siro: “perché immergersi in un fiume della Giudea: forse che in Siria non ce ne sono ! – se il profeta ti avesse chiesto di fare delle cose difficili, tu le avresti fatte; ma ti chiede delle cose facili e allora tu non ci credi – proprio perché è troppo facile”.
Bisogna perciò porre degli atti poveri, senza difficoltà materiale, ma che esprimano la volontà e la gioia di non agire da sé. Non è la fede potente della Cananea: è una fede come un piccolo grano di senapa, che però già sposta le montagne.
Noi andiamo in cerca delle cose difficili perché cerchiamo un certo lustro, un certo splendore, quello di aver comunque fatto uno sforzo da soli: ma non si tratta di questo. Più l’atto è facile più esso è vero dal punto di vista dell’obbedienza. Al limite, più l’atto è stupido... Accettare che un atto non abbia altro senso che quello di obbedire è ancora il più puro atto d’amore che possiate fare. È possibile che tutta la nostra vita – la nostra vita mistica e in definitiva la nostra vita eterna – si giochi su un’accettazione di questo tipo.
Se non volete farlo, che scusa avete? Altre colpe possono sembrare ben più gravi, e in effetti è meno grave che rubare, che andare in collera, che mancare di carità, e tutto quello che volete. Solo che tutti questi peccati hanno delle scuse. Ma questo? Per quanto leggero sia il peccato, piccolo, veniale, che scusa possiamo avere? Non è puro orgoglio?
Ora, Cristo cerca i peccati senza scuse - siccome tutti gli cantano, come nel film “Les Mousquetaires au Couvent”: “Padre, io mi accuso, ma sappia però che per ognuno dei miei peccati qualcosa mi scusa” – Cristo risponde: “Cercate e troverete... dei peccati senza scuse. Ma cercate!”
Ora la maggior parte dei peccati senza scuse saranno, spero, dei peccati veniali: un peccato mortale senza scuse rasenta il peccato contro lo Spirito Santo. Allora direte: “E” veniale!” Sì, è veniale, forse – ma senza scuse. Allora Io, Gesù Cristo, confessore e starets, sono interessato, compro... e compro preferibilmente i peccati gravi che vi opprimono, vi tormentano e vi affliggono: perché un peccato senza scuse è orgoglio puro.
Interrogatevi. Accettando la contrizione per questi peccati senza scuse e il fermo proposito di non commetterli più, di non rifiutare più questi atti di puro amore senza lustro, senza splendore, come Cristo non aveva altra gloria che quella di non fare la sua volontà... è così che diventerete santi.
Marie-Dominique Moliniè – Tratto da “ Prigionieri dell'infinito”






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