sabato 8 agosto 2015

Dal primo libro dei Re - 1Re 19, 4-8 - Con la forza di quel cibo camminò fino al monte di Dio.




1Re 19, 4-8
In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.
Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.
Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

Parola di Dio
Riflessione

Elia scappa da Gezabele, che vuole la sua morte, per desiderare poi di morire sotto una ginestra... ma che senso ha?... Tanto valeva farsi ammazzare da Gezabele!!!
Quanti di noi si riconoscono nella situazione che sta vivendo Elia?... Un uomo un po' particolare che sta vivendo quanto può capitare anche nel nostro tempo. Come lui, anche noi davanti alle ingiustizie di questa società, davanti alle persecuzioni - sopratutto dei più vicini -, davanti alla tiepidezza e al cuore duro dei nostri fratelli, davanti alle miserie che incalzano nella Chiesa, quando ci sentiamo perseguitati dalla sfortuna... ci sentiamo smarriti, disorientati... vorremmo scappare, isolarci... arriviamo anche a preferire la morte...
Ci sentiamo così soli... e nessuno che ci consoli!!!... Ci prende allora una sorta di torpore spirituale proprio come a Elia... Un torpore così profondo che per eliminarlo abbiamo bisogno di un cibo molto nutriente: il pane... E' l'eucarestia infatti che rinfranca la nostra anima in questi momenti... ci dà la forza necessaria per rialzarci e riprendere il cammino verso il monte. E' un cammino faticoso, pieno di ostacoli, di tentazioni, ma sopratutto pieno di obiezioni da parte nostra, cerchiamo sempre tante scuse per non seguire la volontà di Dio... Però, questo Elia mi è proprio simpatico!!!
Mi ritrovo infatti nel suo sconforto, ma mi prendo anche le consolazioni che Dio riserva a questo fuggitivo... E' come una speranza per me... Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2Cor 1, 3-4).
In certi momenti, quando a noi sembra che Dio taccia, che non si interessi più di noi e di ciò che stiamo vivendo, siamo propensi a rinchiuderci nel nostro deserto e questo non tanto come un isolamento, ma come un grido di aiuto verso Dio; desideriamo che Lui venga a salvarci, che ritorni insomma a manifestarsi nuovamente. In questi momenti mi piace leggere questo salmo: “Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico? Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, perché il mio nemico non dica: "L'ho vinto!" e non esultino i miei avversari quando vacillo” (Sal 13, 2-5). Proprio come tanti personaggi della Bibbia anche a noi viene da dire: "Scusami... se hai intenzione di trattarmi in questo modo, allora fammi morire... che senso ha combattere se poi anche tu mi abbandoni?"... Elia grida al Signore proprio come fece Mosè quando si sentiva impotente davanti alle mormorazioni del popolo che si lamentava per la fame. Per Elia, per Mosè e per tutti noi, a volte il peso è troppo pesante, troppo grande... e così preferiamo non voler vedere la nostra sventura... (Cfr. Nm 11, 14). Per non parlare di Tobi... Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa prova; fa che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!" (Tb 3, 6), o il mio amato Giobbe: Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori! (Gb 7, 15).
Ma Dio conosce le nostre paure, sa quando le nostre forze si stanno esaurendo e quando disperati ci sentiamo sconfitti e abbandonati...
Dobbiamo però imparare che i metodi e i tempi di Dio non sono i nostri... Lui infatti interviene solo all'ultimo minuto... "Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio" (Es 16, 12)... oppure: "Perché avete condotto la comunità del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? (Nm 20 , 4)Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame" (Nm 20, 11). Pensiamo anche ai momenti di disperazione di fronte al mar Rosso o ad Agar nel deserto. Insomma, situazioni umanamente disperate nelle quali Dio è sempre intervenuto. Dio quindi viene in nostro soccorso e ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ma attenzione... Dio non ci dà le consolazioni e chi si è visto si è visto... il Suo cibo ci serve per affrontare il lungo cammino verso il Santo Monte dove finalmente potremo vedere Dio faccia a faccia. Le consolazioni del Signore dobbiamo metterle in magazzino e, proprio nei momenti che ci sentiamo invincibili e pieni di fervore, dobbiamo crescere in virtù per superare gli ostacoli che si presenteranno alla prossima curva. Dopo una consolazione dobbiamo aspettarci dei momenti di desolazione. Come diceva San Francesco di Sales e tantissimi Santi: Voi dovete cercare il Dio delle consolazioni, e non le consolazioni di Dio”.
Dopo aver sofferto un pochetto con questo nuovo amico, adesso mi gusto con lui un po' di refrigerio...
Ad un certo punto mi sono domandata: "Ma guarda un po'... una ginestra proprio nel deserto, come è possibile?"... Ecco la prima consolazione del buon Dio, ma come Elia siamo così concentrati sulle nostre disgrazie che non vediamo e non riconosciamo i suoi doni... Un'attenzione molto bella di Dio Padre nei confronti di Elia e di tutti noi, se vogliamo accogliere questa ginestra come un primo riparo che Dio ci dona per poi nutrirci ancora e farci crescere...
Però, mi sono detta: "Dio caro, ho capito che dobbiamo prendere i doni che ci mandi senza lamentarci... ma una ginestra!!!... una pianta con poche foglie, bassa e pure spinosa!!!"... Vediamola allora come un simbolo... A volte la ginestra che Dio ci manda, è un fratello che ci accoglie, che ci aiuta, che ci dà sollievo nei momenti tristi. Con questa prima consolazione è come se Dio ci dicesse: "Sono qui... non temere... non morirai...". Il più delle volte non capiamo il motivo di così tante tante prove... ma Dio vuole far crescere in Elia e in noi la virtù della pazienza... in questa infatti noi umani siamo un po' scarsucci...
Quante volte preferiremmo abbandonare il campo vedendo che la nostra testimonianza, i nostri rimproveri, il nostro zelo... sono vani. L'impazienza ci fa desistere dal continuare a perseverare come Dio comanda e ci fa dire le solite parole: "Adesso basta... non ce la posso fare!!!"...
La seconda consolazione che mi sono gustata?... Il comportamento di Dio verso Elia... E' stato un papà meraviglioso!!! Dio infatti non si arrabbia con Elia e non lo rimprovera. Mi viene da pensare ai genitori di oggi che vogliono essere a tutti i costi considerati come amici (io penso che non vada bene) e che spesso urlano come dannati: "Perché ti sei comportato così? Perché hai fatto questo?... Non ti vergogni?... E' questo il tuo modo di ringraziarci?"... I risultati sappiamo quali sono!!!... Dio è il papà che ognuno di noi vorrebbe avere: amore e ceffoni... Le bastonate che Lui ci dà non fanno altro che fortificarci. Come si dice... a prova di diavolo!!! Non che le prove o le tentazioni spariranno... anzi... ma cambierà il nostro atteggiamento nell'affrontarle; con un po' di allenamento le affronteremo con molta più determinazione e meno agitazione. Insomma, Dio è il nostro personal trainer... ci allena ogni giorno per le olimpiadi del Paradiso!!!
Pace e bene

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