Titolo
originale francese: Siate cristiani!
Versione
dal francese di Padre G.S. Nivoli O.P.
Nulla
Osta: Casale 10-X-1958 – Can. Luigi Baiano, Rev. Eccl.
Imprimatur:
Casale 12-X-1958 – Can. M. Debernardis, Vic. Gen.
P
R E F A Z I O N E
Chi
è colui che ama la vita e desidera vedere giorni felici? Venite, o
figliuoli, ascoltatemi, v'insegnerò a temere il Signore1
'; v'insegnerò che cosa significa vivere. Lo sapete cosa significa?
Vivere non vuol dire consumare tutte le proprie energie nel mangiare
e nel bere, verso ciò che lo attrae, espandere il cuore o svagare
l'anima nelle bellezze esteriori. Questo non è altro che ciò che
comunemente si dice « trascinare la propria esistenza ». E dove? Al
macello ed alla fogna.
Questo
significa sprecare la propria intelligenza, prostituire il cuore,
vendere l'anima, smerciare la propria vita al minuto. Che rimane
d'un'esistenza vissuta in questo modo? Il vuoto e il disgusto, la
sterilità e l'infamia, il rimorso e il castigo.
Tu
sei cristiano, vedi la vita aprirsi davanti a te, la senti fremere in
te. Che abbondanza di linfa vitale! Vuoi lasciarla scorrere
inutilmente? Se sapessi quali tesori di vita ha posto in te Chi ti ha
creato! O cuore cristiano, così pieno di vita, giura adunque di non
sprecarne nulla, giura di utilizzarla fino all'ultima goccia. Ah!
s'io potessi indurti a far questo giuramento, ed insegnarti ad
osservarlo! Giurare di « vivere », poi mantenere questo giuramento!
Ma
qui non mi rivolgo se non agli uomini che sentono e comprendono, a
quelli che hanno bisogno di grandi cose, a quelli che sono decisi a
vivere in Pieno una vita seria. Quelli che per Dio vogliono essere
qualche cosa; quelli che sentono il prepotente bisogno d'esser
totalmente di Dio, di vivere interamente per Dio, morire per Dio
senza esitazione, ecco quelli - gli unici - a cui faccio appello,
perché solo essi sono capaci di comprendermi. Se tu non sei di
quelli, chiudi il libro, quest'appello non fa per te.
Qui
non ci devono essere mezze misure, uomini mediocri, cristiani per
metà: o tutto o niente. Un principio assoluto, conclusioni rigorose,
conseguenze estreme, e si accetta tutto senza batter ciglio, e si
eseguisce colla freddezza della ragione e l'ardore della fede. Non
calcoli interessati, bando ai vili pretesti ed alle paurose
distinzioni: principii, principii!... il cristianesimo integrale,
nell'assoluta pienezza della sua verità.
O
cuore, che Dio fece tanto grande, tu non sei fatto per vegetare nelle
mezze misure, e per rasentare la terra co' tuoi meschini espedienti.
Non senti d'aver bisogno d'aria libera, di piena luce e di cibi
sostanziosi? Come potresti adattarti a vivere meschinamente ed a
morir come un essere inutile? Vieni qua ed impara i segreti della
vita, della vita in tutta la sua pienezza e nella sua incomparabile
verità.
Lascia
ch'io ti dica: Sii un uomo. Intendi bene: Sii uomo; è pur una gran
cosa esser uomo! E sii uno: non sarai mai uomo, se non sei uno. Ed è
questo ch'io voglio mostrarti.
Lascia
ch'io ti dica: Sii un cristiano. Sii cristiano; il cristiano è la
più perfetta delle opere di Dio. E sii uno: camminando per la tua
unica via verso la tua unica mèta, senza deviare né a destra né a
sinistra.
UN
CRISTIANO! ... sei risoluto ad esserlo?... ad esserlo totalmente? ...
ad esserlo unicamente?... Vieni, io ti dirò che cosa significa
essere cristiano e come lo si diventa.
Ma,
ripeto, sii deciso di finirla con le mezze misure e coi compromessi,
colla mescolanza delle massime e cogli accomodamenti di principii. Se
continui a credere che si possono fare degli accomodamenti col cielo,
che i diritti di Dio non sono così esigenti, che nelle parole del
Vangelo e della Chiesa qualcuna la si può prendere e qualche altra
lasciare; se credi che la fede non sia altro che un armadio, in cui
sono racchiusi alcuni ingredienti destinati a tranquillar la
coscienza, e ch'essa non deve entrare nei particolari della vita
pratica; se non vuoi prendere la fede nella sua verità e il Vangelo
nella sua nudità, se non sei disposto ad esser cristiano dovunque, a
non esser se non cristiano, integrale ed assoluto, senza calcoli
interessati, no, tu non capirai affatto questo linguaggio. Lascialo.
Troverai
qui idee e modi di pensare diametralmente opposti a quelli che si
trovano nel mondo, in cui i principii si accomodano in tutte le
salse, si contornano, si piegano, sì sminuzzano secondo i gusti di
ognuno. E poi ci si mostra intransigenti su certi usi convenzionali e
per meschini particolari di convenienza. Qui invece i principii sono
tutto, e i particolari sono ben poca cosa; si è intransigenti nelle
verità fondamentali, ed estremamente larghi nelle questioni di mezzi
e di pratiche. Si diventa schiavi della verità e padroni delle
inezie. Oggi il mondo mutila la verità come più gli piace, e
divento schiavo della futilità. Ah! se tu hai il coraggio di
guardare in faccia la vita cristiana, e la fortuna di comprenderla
nella sua vera essenza, vedrai da qual parte si trovano la vera
grandezza e la libertà d'anima, la vita e la felicità.
Credimi,
in questo libro c'è più sostanza di quello che potresti digerire in
una lettura corrente. Leggilo attentamente e a più riprese. Ti dico
che le parole nascondono più cose che non ne esprimano, le frasi
racchiudono più conclusioni che non ne enuncino. Ho voluto darti una
chiave; se mi dai retta, questa chiave ti aprirò molti orizzonti e
molti libri, orizzonti e libri serii; ti chiuderà altresì molti
orizzonti e libri falsi. Ai giorni nostri è questo un doppio
vantaggio assai prezioso; tuttavia non l'apprezzerai veramente, se
non nella misura in cui saprai servirti della chiave ch'io ti metto
nelle mani. Quanto più la maneggerai, tanto maggiori cose ti
accorgerai ch'essa apre e chiude. T'auguro di sapertene servire, e ti
domando di pregare un po' per me, quando sentirai che ti ho reso
qualche servizio.
Parte
I
I.
La fede in Dio.
"Credi
tu in Dio?" - "Che domanda! " mi dirai.
Sì,
certamente.... che domanda! e che gran domanda! E la ripeto: "Credi
tu in Dio? " - "Sì", mi dici tu. - "Forse, ti
dirò io". - "Come, forse?"
Orsù,
credi a me, ci sono due cose a cui bisogna essere assolutamente
risoluti:
1°
Non accontentarsi mai di parole;
2°
Non mentire mai a se stesso.
Tu
non potresti credere quanto noi viviamo nella vanità delle parole, e
nella menzogna dei nostri interessi. Se sei deciso a non
accontentarti mai della superficie d’una parola senza penetrare nel
fondo della cosa, e a non lasciarti mai lusingare da un interesse
qualunque, e a mandar giù ad ogni costo la verità, nella sua severa
pienezza, nonostante le ripugnanze e le impossibilità, allora puoi
comprendermi.
Dunque:
"Credi in Dio?" - "Sì, certo, e l’amo".
"Credi
che esista?" - "Sì, e darei la mia vita per affermare la
sua di fronte ai miscredenti".
"Credi
che egli tutto ha creato?" - "Sì, e adoro la sua potenza,
ammiro la sua sapienza, e benedico la sua bontà".
"Credi
che è stato lui a creare anche te?" - "Sì, e il mio più
grande desiderio è di attestargliene la mia riconoscenza".
"Ma
se t’ha creato, perché lo ha fatto?" - "Certamente per
lui e per lui solo. Io so ch’essendo l’infinito, al di sopra di
tutto, egli non può agire che per se stesso. Non potrebbe essere un
operaio al servizio di qualcun altro".
-
"Credi dunque che sei fatto tutto per Dio?" - "Sì,
tutto; è lui il mio unico fine, e sarà anche il mio eterno riposo.
Con viva gioia a lui rivolgo le parole di Sant’Agostino: Ci hai
fatto per te, o Dio, e il nostro cuore sarà instabile finché non
riposerà in te. Questo io lo credo, ed amo quanto credo e di questo
intendo vivere".
Bene!
tu credi in Dio, hai i germi della fede, ed è un gran tesoro. Adesso
bisogna che tu venga a capo della tua fede. Avendo il principio,
dovrai trarne le conclusioni. È necessario che tu mostri nelle opere
la tua fede, perché sai che la fede senza le opere è morta. Coi
germi della fede tu hai anche il desiderio sincero di vivere di essa.
Senti il bisogno e sei fermo nella tua risoluzione d’esser un
cristiano puro sangue: Dio sia benedetto! Adesso io desidero mettere
il tuo sapere all’altezza del tuo volere. Poiché la buona volontà,
che non è illuminata, corre rischio di sbagliare strada, e questa
disgrazia è abbastanza comune.
Tu
sei fatto per Dio, cioè, per la sua gloria; tu lo devi glorificare:
ecco lo scopo della tua vita. Il perché della tua venuta in questo
mondo, del tuo soggiorno quaggiù, della tua partenza e della tua
eternità, consiste essenzialmente in queste parole. La vita è moto;
essa s’agita, s’affanna, avanza, per giungere dove? Alla gloria
di Dio; e se non giunge là, va a finire nella morte. Le azioni della
vita sono molteplici quanto mai, ma il suo fine è uno: e se le
azioni così molteplici non sono dirette a quell’unico fine, la
vita si vuota.
II.
La gloria di Dio.
Tu
sei fatto per Dio: se t’ha dato la vita, è per lui che te l’ha
data. Perciò tutta la tua vita deve essere indirizzata a lui e alla
sua gloria. Egli avrebbe potuto non crearti, ma creandoti, non poteva
assegnarti altro scopo essenziale. Dico "essenziale". Tu
sai cosa significa questa parola nel suo senso filosofico. L’essenza
delle cose è quello che negli esseri e nei rapporti è d’una tale
necessità, che senza di esso non potrebbe darsi alcun essere. La
gloria di Dio è nell’essenza delle cose: cioè, il glorificarlo è
cosa talmente necessaria agli esseri creati da Dio, che senza di ciò
nessun essere esisterebbe. Non è essenziale che tu sia, ma dal
momento che sei, è essenziale che tu sia per Dio.
Temi
Dio ed osserva i suoi comandamenti, poiché questo è tutto l’uomo,
dice lo Spirito Santo. Il quale non dice soltanto: è il tutto
dell’uomo; ma dice più energicamente: è tutto l’uomo, tutta la
sua ragion d’essere, tutta la sua dignità, tutta la sua grandezza,
tutta la sua vita.
Neppure
Dio avrebbe mai potuto assegnarti un altro fine essenziale. Che
grande felicità glorificare Dio in questo mondo e nell’eternità!
I Santi in cielo sono intenti unicamente a cantare le lodi di Dio e
questa deve esser altresì la tua unica occupazione nella vita
presente, poiché tu non sei in questa vita transitoria, se non per
imparare quello che devi fare eternamente. Sublime destino, del quale
io ti farò conoscere un po’ meglio la grandezza.
III.
La felicità dell’uomo.
Dio
ti ha creato per sé, e ti ha creato anche per te. - E come? - In
modo ch’egli vuole che tu sia felice in lui. Anche la felicità
entra nella tua destinazione. Tu lo senti quanto hai bisogno di
felicità. Questo bisogno chi l’ha messo in te? - Colui che ti ha
creato, infondendo in tutte le parti del tuo essere un’irresistibile
sete di felicità. Queste sono tre manifestazioni d’un amore che
Dio non era assolutamente tenuto a darti.
Anzitutto
ti ha creato, senza esservi obbligato.
Poi
ti ha creato per la felicità, ed anche creandoti, non era obbligato
a crearti così. Guarda un po’ se gli esseri al disotto di te, sono
come te fatti per una felicità eterna.
In
terzo luogo, ti ha creato per una felicità soprannaturale; ed anche
creandoti per la felicità, non era obbligato a chiamarti ad una
felicità infinitamente al disopra della tua natura.
Ecco
dunque il triplice amore di Dio, che per amore ti ha creato: ti ha
creato.
Ti
creò, ed ecco il suo primo atto d’amore; t’ha creato per la
felicità, ed ecco il suo secondo atto d’amore; t’ha creato per
una felicità incomprensibile, infinita, soprannaturale, ed ecco il
suo terzo atto d’amore.
T’ha
amato abbastanza?
E
tu, sarai fedele al principio da cui derivi? oppure mentirai ai tuoi
destini?
Tu
sei grande nelle idee di Dio: sarai piccino nelle tue? Dio ti fece
grande; perché ti destinò a due grandi cose: la sua gloria, bene
infinito; la tua felicità, bene infinito. Vorrai tu, dimenticandoti
della tua grandezza, prostituire la tua vita a qualche bassezza? No
assolutamente. Quando si hanno due infiniti davanti a sé, com’è
possibile perdere il proprio tempo? Puoi glorificare Dio senza
limiti, puoi essere infinitamente felice: la tua vita può e deve
svolgersi nell’infinito; e tu sarai tanto fiacco da chiuderti in
un’inezia?
La
felicità! sai che cosa è?
Dio
ti diede delle facoltà, che hanno delle attitudini e dei bisogni.
Fintanto che il bisogno non è soddisfatto dalla presenza
dell’oggetto che risponde alla tua inclinazione e alla tua facoltà,
tu senti in te qualcosa d’incompleto; provi un vuoto ed un
malessere, ti manca qualche cosa; e questa mancanza che senti,
cagiona la sofferenza. Quando al contrario le tue facoltà,
servendosi delle loro naturali inclinazioni, trovano l’oggetto che
loro conviene, gli si uniscono, e quest’oggetto le riempie e le
soddisfa; e questa pienezza per l’appunto è la felicità. Perciò
la felicità è il riposo delle tue facoltà nell’oggetto che le
soddisfa e le riempie. Tu sei fatto per essere riempito e contentato,
e il tuo incoercibile bisogno di felicità te lo dice in un modo
molto evidente. È la pienezza che ti occorre, la pienezza della
vita. Non sarai mai contento, se non vivi che d’una vita solo per
metà cristiana.
Quanti
malesseri indefinibili, nei quali languiscono anime senza numero, per
questa sola ragione che vivono nella mediocrità, e Dio non vuole che
le mezze misure possano soddisfare le loro aspirazioni! La pienezza!
la pienezza della vita!... tu sei fatto per la pienezza della vita
cristiana. Ma che cosa è dunque la vita cristiana?
Prima
di domandarti che cosa è la vita cristiana, non sarebbe bene
domandarti anzitutto che cosa è la vita? Questa parola ha un senso
che è un bene non ignorare.
IV.
La vita
Che
cosa è la vita? Ecco una di quelle domande imbarazzanti, dinanzi
alla quale si resta molto sorpresi di non saper rispondere,
quantunque si sappia benissimo che cos’è e sembri tanto chiara. Tu
sai e senti d’avere la vita; ma dire esattamente in che cosa essa
consista non lo sai più così bene. Cercherò di dirtelo io.
La
vita è lo svolgimento d’un principio vitale. Vedi la pianta: in un
piccolo seme è contenuto un principio misterioso, creato da Colui
che è vivente nei secoli dei secoli e che è l’autore della vita.
Questo principio misterioso, seguendo leggi affatto misteriose alla
loro volta, fissate altresì da Dio, produce lo sviluppo della
pianta, col suo fusto, rami, foglie, fiori e frutti. Lo sviluppo è
appunto la vita della pianta: lo sviluppo, cominciato dal seme,
elaborato dal principio interno, secondo le leggi che gli sono
proprie.
In
questa vita della pianta tu vedi quattro cose: anzitutto un principio
vitale interno, poi un seme in cui questo principio è contenuto, poi
delle leggi ch’esso segue, e finalmente ciò che produce. La stessa
cosa si verifica in ogni vita. Nella vita dell’animale, come in
quella dell’uomo, trovi questi quattro elementi: il principio, il
seme, le leggi, gli sviluppi. Un essere vivente è dunque un
organismo che, cominciando da un seme, si sviluppa secondo leggi
proprie, e in virtù d’un principio vitale interno.
Capisci
benissimo che è appunto il principio vitale interno l’essenziale
della vita. È esso che è contenuto nel seme, che segue le sue leggi
proprie, che procura lo sviluppo della vita. Nulla è vivente, se non
quello che si sviluppa regolarmente secondo le leggi d’un principio
vitale. È questo principio che costituisce la vita, perché procura
lo sviluppo dell’essere vivo. Cosicché si può dire con verità
che la vita è, lo sviluppo d’un principio vitale.
Per
produrre la vita, il principio ha bisogno di seguire le sue leggi.
Ogni vita ha le sue leggi. Così tu vedi che un giglio non
rassomiglia ad una rosa, né un gatto ad un gallo. Perché? In
ciascuno di questi esseri il principio vitale ha certe leggi di
sviluppo differenti. Ma tu vedi altresì che un giglio rassomiglia
sempre ad un giglio, e un gatto rassomiglia ad un gatto. Perché?
Perché il principio vitale ha leggi fisse; non esce dalle sue leggi,
e se ne esce, muore, e non c’è vita. Così è dunque necessario
alla vita che le leggi del suo sviluppo siano rispettate, e bisogna
impedire che esse vengano violate. Rispettare le leggi del suo
sviluppo è la prima necessità della vita.
Ma
ce n’è anche un’altra. Ordinariamente lo sviluppo della vita è
sottomesso a condizioni esterne. Guarda la pianta, l’animale; per
svilupparsi la pianta ha bisogno d’un clima e d’un suolo adatto,
le occorrono spesso le sollecitudini d’una coltura assidua,
affinché la vita possa alimentarsi in buone condizioni. L’animale
alla sua volta ha le medesime necessità d’alimentazione e
d’ambiente. Se tali condizioni fanno difetto, la vita se ne va.
Bisogna dunque assicurare alla vita gli elementi esterni del suo
sviluppo, ed è la seconda condizione della vita.
Ti
prego di non aver paura di questi princìpii filosofici; se mai te li
farai spiegare; io voglio che la tua fede sia solida, e per esser
solida, è necessario che sia fondata, e non può esser fondata se
non su dei princìpii.
V.
La scienza della vita.
Per
proteggere e preservare la vita, che è la sua prima necessità, e
per darle il suo vero ambiente, che è la sua seconda necessità,
bisogna conoscerla. Com’è possibile curare ciò che non si
conosce? Guarda il giardiniere: quanto s’affatica egli per ottenere
dei bei prodotti! Con la teoria studia, e con la pratica osserva la
sua pianta, le leggi che segue nella sua crescenza, il suolo che
richiede, le cure che esige. Così acquista la scienza di
giardiniere. Una volta in possesso di questa scienza, egli è in
grado di proteggere e favorire la vita della sua pianta. Ma chi non
sa, cosa potrà fare? Guasterà e rovinerà ogni cosa. Prova a
coltivare una pianta che non conosci, e vedrai che la prima necessità
per te sarà d’imparare. osservare, tentare, con gran rischio di
rovinare, con esperimenti sbagliati, la tua pianta.
Così
per coltivare una pianta bisogna sapere. In altre parole: la scienza
della vita è necessaria alla vita. La scienza della vita è la
cognizione delle leggi di sviluppo e delle necessità dell’ambiente:
sapere come si sviluppa e sapere che ambiente richiede. sapere come
si sviluppa, a fine di preservare il movimento vitale dagli errori,
dalle lesioni, dalle deviazioni, dalle compressioni: tutte cose che,
contrastando la vita, finiscono con ucciderla. Sapere quale ambiente
richiede, al fine di fornirle gli elementi e gli alimenti utili e di
preservarla dagli avvelenamenti.
Ogni
vita richiede siffatta scienza: la vita della pianta che vuoi
coltivare. quella dell’animale che vuoi allevare, la tua stessa
vita che devi sviluppare. Per vivere, bisogna saper vivere. Ebbene,
tu che hai la nobile ambizione di voler vivere cristianamente, tu che
ad ogni costo sei risoluto di sviluppare in te la più incomparabile
delle vite. comprendi in quale necessità ti trovi di sapere già
prima che cosa è la vita cristiana? Comprendi che il tuo bisogno più
urgente è l’avere la scienza della vita cristiana?
Quale
scienza quella della vita cristiana! Ogni scienza è bella; ma quella
della vita le supera tutte. E siccome la vita cristiana sorpassa ogni
altra vita, la scienza della vita cristiana è la più grande delle
scienze. Che t’importano tutte le altre senza questa? e che può
mancare a chi la possiede? Saper vivere cristianamente: ecco quella
scienza di cui ti voglio qui insegnare i fondamenti. Studiamo dunque
insieme le condizioni della tua vita, a fine di formarne secondo i
tuoi desideri una vita interamente e veramente cristiana.
VI.
La vita del corpo.
Dio
ti diede la vita per procurare la gloria sua e raggiungere la tua
felicità. E qual vita ti diede? Anzitutto ti diede la vita del
corpo, la vita naturale, quella di cui il corpo vive mediante
l’anima, e di cui l’anima vive nel corpo. Di questa vita tu
conosci il principio e le operazioni. Il principio è l’anima, dato
che è l’unione dell’anima col corpo, che fa sì che il corpo sia
vivente. Le operazioni sono la cognizione, l’amore e l’azione.
Difatti tu hai delle forze conoscitive, delle forze volitive, e delle
forze operative.
Per
conoscere, hai un insieme di forze, che sono i cinque sensi,
l’immaginazione e la mente.
Per
amare e volere (giacché amare e volere sono la medesima cosa, poiché
amare è voler bene), per amare, dico, hai un complesso di forze che
sono nelle impressioni esterne, nella sensibilità e nella volontà.
Per
agire hai un insieme di forze sparse in tutte le membra del corpo.
L’uomo,
dice De Bonald, è mente, cuore e sensi2.
La
mente indica tutte le facoltà conoscitive, perché le domina e le
dirige.
Il
cuore comprende tutte le facoltà volitive. Sai che ci siamo intesi
di non pigliar le parole tanto per il sottile. Il cuore è una parola
che l’insipienza dei nostri giorni piglia spaventosamente per i
capelli, non facendole designare se non le emozioni sensibili e
passionali. Ricordati che, nel linguaggio cristiano, cuore e volontà
sono sinonimi, e che indicano tutte le facoltà volitive.
Infine
i sensi indicano le forze, operative.
Così
quando Dio dice: tu amerai il Signore Iddio tuo con tutta la tua
mente, vuol dire: con tutte le tue facoltà conoscitive; con tutto il
tuo cuore, vuol dire: con tutte le tue facoltà volitive; con tutta
l’anima tua e con tutte le tue forze, vuol dire: con tutte le tue
facoltà operative3.
Conoscere,
amare ed agire, ecco tutto il movimento dell’uomo; sviluppare la
mente, il cuore e i sensi, ecco tutta la tua vita. Vuoi vivere?
Sviluppa la tua mente, sviluppa il tuo cuore, sviluppa i tuoi sensi,
e vivrai. Formati una mente retta, un cuore energico, e sensi
robusti; salute della mente, salute del cuore, salute del corpo, non
trascurare nulla, non falsare nulla, non spezzare nulla; in tal modo
vivrai. Dio ti fece per vivere; e vivere è svilupparsi. Tu non
conosci tutte le risorse d’intelligenza, di dedizione e d’azione
che Dio ha posto in te. Quando un uomo sa concentrare tutte le sue
forze senza lasciarne perdere nessuna, egli ha una potenza
prodigiosa. L’uomo più potente non è quello che ha maggiori
talenti, ma quello che ne perde meno.
Ecco
dunque una prima vita che tu possiedi, la vita del corpo, la vita
naturale. Essa ha certamente la sua grandezza; le sue facoltà
d’intelligenza, di volontà e di azione pongono l’uomo al di
sopra di tutti gli esseri visibili; la sua vita è la più elevata di
quelle che si svolgono nell’orbita terrestre. La vita umana è
dunque una gran cosa, ed è una grande scienza il sapere svilupparla.
Rifletti dunque! sviluppare la mente, il cuore e i sensi dell’uomo;
istruzione, educazione, formazione: che problemi!
VII.
La vita dell’anima.
Per
la maggior parte degli uomini, questa vita naturale, che è composta
di cognizione, d’amore e d’azione, è tutta la vita. Per te che
vuoi essere cristiano, questo non è che una piccola parte e come la
preparazione alla vera vita. La vera vita del cristiano è quella
soprannaturale. Che cosa è questa vita? È una vita di cui Dio fa
vivere l’anima, come l’anima fa vivere il corpo. Tutte queste
operazioni d’intelligenza, d’amore e d’azione è l’anima che
le fa nel corpo e per mezzo di esso. Ebbene, nell’anima tua di
cristiano, Dio compie le stesse operazioni d’intelligenza, d’amore
e d’azione; vale a dire, egli s’impadronisce delle tue facoltà
naturali, e le fa agire soprannaturalmente. La vita naturale fa le
funzioni del corpo rispetto a quella soprannaturale.
La
vita naturale è l’unione dell’anima col corpo;
quella
soprannaturale è l’unione dell’anima con Dio.
Ciò
è senza dubbio assai misterioso per te, e non puoi averne ora la
chiara intelligenza. Ma è appunto quello che si tratta d’insegnarti
qui, e vedrai che la luce si farà piena a’ tuoi occhi. Ritieni
solo questo: che tu devi essere unito a Dio, come il corpo è unito
all’anima, che Dio deve vivificare l’anima, come l’anima
vivifica il corpo; che Dio deve far muovere l’anima come l’anima
fa muovere il corpo. Se per un corpo umano è una dignità così
grande l’essere unito ad un’anima ragionevole, quale dignità per
un’anima cristiana l’essere unita al suo Dio!
Se
l’istruzione della mente, l’educazione del cuore e la formazione
dei sensi dell’uomo nella sua vita naturale sono problemi così
formidabili, che scienza sarà quella che abitua la mente, il cuore e
i sensi ad essere mossi da Dio e per Dio! Vedrai quali magnifici
sviluppi è destinata a prendere siffatta vita. Vedrai quanto è
grandiosa quella vita che tu ambisci. Oh! quanto devi ringraziare Dio
d’aver messo nel più intimo del tuo essere codesto meraviglioso e
prepotente bisogno, che ti fa aspirare alle profondità ed alla
pienezza di siffatta vita! Oh! sì, diventa cristiano, dilata il tuo
spirito, il tuo cuore e i tuoi sensi, in quest’atmosfera infinita
della vita soprannaturale. Che vita sublime, dolce, inebriante! Ecco
la vera vita. L’uomo che vi entra, ben sente che tutto il suo
essere è fatto per salire fino a quel punto. Fintanto che l’anima
tua non avrà la piena libertà di dilatarsi fino alle supreme
altezze della vita cristiana, sentirai che ti manca qualche cosa.
Ma
quando t’accorgerai di camminare su questa via della vita senza
impacci, allora capirai che nulla ti manca più, tranne il cielo, che
ne è il coronamento.
L’anima,
animata dal movimento divino della vita soprannaturale, diventa
capace di rendere a Dio una gloria infinita, e di godere per se
stessa di una felicità infinita. Se tu non fossi cristiano, se non
avessi in te la vita divina, non avresti che una capacità naturale,
molto limitata ed incompleta, per lodar Dio e godere in te stesso. Ma
in virtù della unione divina, acquisterai una potenza di lode e di
godimento infinito. Dio che ha preparata e adattata la tua natura a
tale stato soprannaturale, col vuoto delle cose terrene ti fa sentire
che tu sei fatto per l’infinito. Ah! se sapessi la grandezza
dell’anima tua!
VIII.
La vita della Chiesa
Le
grandezze dell’anima tua!… Se le vuoi comprendere, non
contentarti di considerare lo svolgimento della tua vita isolata. Dio
non ti ha fatto per vivere isolato in questo mondo, e non t’ha
destinato a vivere da solo in cielo. Quaggiù come lassù, egli t’ha
predestinato a vivere nell’unità d’un gran corpo, di cui tu devi
essere membro e che è la Chiesa dei Santi. Tutti gli angeli e tutti
gli uomini, chiamati per la loro creazione a glorificare essere
beatificati, sono chiamati a vivere uniti insieme, per questa gloria
e per questa felicità nell’unità organica, vivente. eterna della
Chiesa.
Tutti
sono chiamati, ma ohimè pochi sono gli eletti4.
Vi sono degli angeli malvagi e degli uomini cattivi, che a cagione
del peccato non entreranno nel corpo degli eletti di Dio.
Tu
che già fai parte di questo corpo Per il battesimo e per la fede
cristiana, e che sei risoluto di far tutto il possibile per rendere
sicura, con le buone opere, la tua vocazione e la tua elezione5,
considerane la grandezza, per non perderne il beneficio.
Rendi
grazie a Dio Padre che ti ha fatto degno di partecipare alla sorte
dei Santi nella luce, che ti ha strappato al potere delle tenebre e
ti ha trasferito e ti ha trasferito nel regno del suo figliuolo
diletto, col Sangue del quale fosti riscattato e ricevesti la
remissione dei tuoi peccati... È lui il capo del corpo della Chiesa,
lui le primizie della creazione, lui il Primogenito dei morti, lui il
primo in tutto6.
Gesù
Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo, lo sai.
Egli
è Dio e uomo. In lui Dio e l’uomo sono talmente uniti, che non
formano se non una sola persona. L’unione divina è in lui talmente
completa, talmente incomprensibile!... è il mistero
dell’Incarnazione. È per lui che Dio è veramente e infinitamente
glorificato; ed è per lui che gli angeli e gli uomini sono uniti a
Dio. Lui è il capo e noi le membra. Tutti gli eletti, sia angeli che
uomini, entrano ognuno come un membro, un elemento vivo nel gran
corpo, di cui Gesù Cristo è il capo. Ognuno ha il suo posto
segnato, e la sua funzione determinata; tu ed io siamo chiamati al
nostro posto e alla nostra funzione.
Sai
perché Dio t’ha dato quella mente, quel cuore, quel corpo? Perché
ognuno di noi ha un’esistenza di tale lunghezza, il proprio numero
di facoltà, il proprio peso di tendenze? Perché i doni e le grazie
variano per ogni individuo? Succede di questo come dei diversi
elementi del tuo corpo: i nervi, le vene, le ossa, le fibre, ecc.;
ciascuna parte ha la tua fisionomia, la sua struttura e il suo posto
secondo la sua funzione.
Così
noi siamo nel corpo di Cristo. Perché Dio creò degli angeli in tal
numero e con tali qualità? Perché creò e continua a creare degli
uomini? Secondo le necessità del gran corpo degli eletti. Egli ne ha
tracciato il piano, sa fino a qual punto esso deve svilupparsi, e la
storia dell’umanità quaggiù non avrà termine, se non al momento
in cui l’ultimo membro ne avrà attuata la piena integrità. Che
cosa dunque va. effettuandosi nello svolgimento della storia del
mondo? qual è il risultato del movimento universale degli esseri? La
formazione del gran corpo, in cui, tutti insieme, gli eletti in Gesù
Cristo lodano Dio e godono di Lui.
E
tu che fai in questo mondo?
Tu
cresci, ti sviluppi per arrivare come meglio ti è possibile ad
occupare il posto e a compiere la funzione eterna, che Dio ti ha
assegnata per la sua gloria e per la sua felicità. Dimmi: oseresti
ancora sprecare la tua vita, e condannarti ad una diminuzione eterna,
in cui non saresti che una metà o un quarto di te stesso? in cui non
daresti a Dio che una parte della lode e non avresti per te che una
parte della felicità, di cui eri capace nei disegni di Dio? Pensaci
un po’, una diminuzione eterna!... restare un membro menomato in
questo corpo di santi, pel quale Dio ti fece, al quale sei già
unito!... Oh! te ne scongiuro, non far tale ingiuria a Gesù Cristo
tuo capo, ai Santi, alla Chiesa e a te stesso: sii un cristiano degno
del tuo nome, degno della tua vocazione, degno del tuo Dio. Se avessi
la fede!... la fede in Dio!... la fede nei tuoi destini immortali!...
Se sapessi credere abbastanza da non perdere mai di vista le tue
grandezze divine!
IX.
Gli strumenti della vita.
Ora
sai qual è il tuo fine: glorificar Dio, e render felice te stesso.
Sai ciò che sei: mente, cuore e sensi.
Sai
in che consiste la tua vita naturale; sviluppare il tuo corpo, il tuo
cuore, la tua mente. Sai in che consiste la tua vita soprannaturale:
svolgerti in Dio e nella Chiesa. In tal modo conosci lo scopo e la
costituzione della tua vita; che cosa hai ancora bisogno di
conoscere? Gli strumenti della vita. Non si manda un giardiniere al
lavoro senza gli utensili, né un soldato alla battaglia senz’armi.
Per quanto si conosca bene il lavoro, e per quanto uno sia forte, non
si può nulla senza strumenti.
Dio
ti creò. ti diede un gran compito da assolvere e forze potenti per
eseguirlo; non t’avrà anche dato gli strumenti relativi al tuo
còmpito e alle tue forze? Oh! Benedicilo, perché qui ammirerai una
volta di più il suo amore. Si, egli ti diede strumenti senza numero
e senza misura; ne hai un assortimento infinito; mai non ti
mancheranno gli strumenti e mai li impiegherai tutti.
Ah!
non ti lagnare che Dio sia stato avaro a tuo riguardo. Tu sai ch’egli
non ti ha accorciato l’orizzonte del tuo lavoro, poiché è
infinito. Tu non conosci abbastanza quali forze prodigiose ti ha
dato, perché sei troppo abituato a sprecarle. Ma non ignori ancor
più qual ricca collezione di strumenti egli ti mette nelle mani? Un
lavoro infinito, forze incalcolabili, strumenti senza numero, ecco
quello che ti diede. Sarà colpa sua, se tu non sai dilatare la tua
vita?
- Ma dunque, quali sono questi strumenti?
- Tutte le creature. Intendi bene, tutte le creature. Bisognerà ricordar bene questa parola e il suo significato.
- Ma che bisogna intendere per creature?
- Bisogna intendere tutto ciò che è creato, tutto ciò, che è fra Dio e te, tutto ciò che Dio fece e tutto ciò che continua a fare. Ve ne sono delle creature fra Dio e te?
Le
creature materiali, come gli elementi, l’acqua, l’aria, il fuoco,
gli alimenti, le piante, gli animali e gli uomini... e tutti quanti
gli avvenimenti che accadono... E le creature spirituali, la grazia,
le virtù, i sacramenti, la Chiesa, i doni di Dio, ecc., ecc. Quante
cose che sono e che si fanno! E tutte queste cose che sono e che si
fanno, per te non sono che strumenti. Te ne mancano forse?
Sai
che vuol dire strumenti? Vuol dire che tutto ciò che è e tutto ciò
che si fa, è destinato da Dio a servirti per il gran lavoro della
tua vita. Egli mette tutto a tua disposizione; nulla è, e nulla si
fa se non per servirti di strumento. Questa è l’idea di Dio: ecco
il perché di tutti gli esseri e di tutti i movimenti degli esseri
terrestri, umani e divini. Tutto - dice S. Paolo, tutto lavora pel
bene di quelli che amano Dio, e che dal beneplacito della sua volontà
sono chiamati alla santità7.
X.
L’idea di Dio.
Comprendi
ora l’idea che Dio ha sopra di te e sopra tutti gli esseri creati
da lui? Non è forse grandiosa? Egli ha un fine essenziale: la gloria
sua. A questo fine essenziale, ne aggiunge un secondo: la felicità
dei suoi eletti. Per conseguire questo scopo egli ha un piano
generale: l’unione di tutti i suoi eletti con lui e fra loro per
mezzo di Gesù Cristo. E per eseguire questo piano, egli crea
successivamente gli angeli e gli uomini, destinati a pigliare
ciascuno il suo posto e a compiere la sua funzione nel gran corpo di
Cristo. E per far a ciascun membro l’onore di lavorare lui stesso
alla sua formazione, gli dà la vita allo stato di germe, che egli
deve sviluppare fino alla sua piena crescenza. E. per lavorare a
questa crescenza egli crea strumenti senza numero: le creature di cui
lui stesso si serve e di cui devi servirti anche tu. Ecco l’economia
generale della creazione e dell’esistenza di tutte le cose, ed ecco
l’organizzazione del piano speciale della tua vita nell’idea di
Dio. Medita profondamente questa idea di Dio ed essa ti spiegherà
tutto: comprenderai Dio, te e il mondo. Comprenderai la tua vita, e
comprenderai anche i tuoi languori e le tue debolezze fino ad ora.
Senza
dubbio non vedrai, al primo colpo d’occhio, come tutti questi
strumenti possano servire: sei tanto poco abituato a servirtene! e
conosci così poco la loro utilità! Ma imparerai, e per te la vita
avrà degli splendori impareggiabili e sarai felice di sentire la tua
vita dilatarsi per Dio senza misura.
Dio
è quello che è; tu sei quello che Dio ti fece, e le cose sono
quello che Dio le fece. Egli è l’infinito. Fece te per lui e le
cose per te. Pretendi forse di rifare questo piano di Dio? Rifà
piuttosto le tue idee secondo questo piano, e vedrai che c’è molto
da fare. Poiché se tu sai così poco vivere, la ragione è che ti
scosti troppo dall’idea di Dio; lo vedrai meglio più tardi.
Cuore
cristiano, come sei fortunato d’aver la fede! Hai tempo ancora di
correggere le tue vie, d’indirizzare la tua vita verso il suo
giusto termine. Le risorse della vita in te non sono affatto
esaurite, e tu saprai utilizzarle. Benedicine Dio!
XI.
L’ultima delle creature.
Le
creature sono strumenti, ma di che cosa? essenzialmente della gloria
di Dio secondariamente della tua felicità.
Esse
devono servirti a conquistare questi due beni, che sono lo scopo
unico della tua vita. Hanno dunque una doppia utilità: l’una
essenziale e primaria, per Dio; l’altra accessoria e secondaria,
per te: utilità divina ed utilità umana.
Come
strumenti hanno un’attitudine meravigliosa per servire a questi due
fini; infatti essi sono opera di Dio, e tu devi credere che, quando
Dio prepara degli strumenti, questi devono essere divinamente adatti
al lavoro a cui sono destinati. Se l’uomo sa così abilmente
fabbricare strumenti pel suo lavoro, Dio sarà meno abile di lui? Mai
non ardiresti fargli l’ingiuria di credere ch’egli non abbia
saputo adattare le sue opere alla sua idea. Ah! i Santi, che non sono
tanto estranei all’idea di Dio, sperimentano come le creature sono
strumenti di precisione, per le anime che sanno vivere. Nelle mani
dell’ignorante che non conosce né lavoro né utensile, il migliore
strumento non vale nulla. Passa l’utensile ad un uomo del mestiere
e vedrai. Sai quali sono gli uomini del mestiere nel lavoro di cui
parliamo? Sono i Santi. Perciò le creature, che potenti ed efficaci
strumenti sono nelle loro mani! Quali opere hanno fatto i Santi, con
gli stessi strumenti che tu non sai maneggiare! Se almeno sapessi
domandare a questi maestri i segreti del tuo lavoro in questo mondo!
Io voglio qui insegnartene alcuni e spero saprai profittarne.
XII.
L’uso delle creature.
Le
creature sono strumenti. Come bisogna servirsene? Anzitutto bisogna
servirsene e non servirle. Bisogna averle alla mano e non nel cuore,
dice S. Agostino8.
Questa breve frase dice molto. Sono strumenti, non altro. Nessuno è
scopo, Dio solo è il tuo scopo; fuori di lui non v’ha traccia di
scopo per le tue facoltà; tutto è mezzo, tutto è strumento. Né la
tua mente, né il tuo cuore, né i tuoi sensi, hanno qualche scopo
nelle creature; vi trovano degli strumenti ed ecco tutto.
E
come si usa uno strumento? Si usa per quei lavori per cui è stato
fatto, e nella misura, né più né meno, in cui è utile. Pigli la
penna per scrivere, il coltello per tagliare, l’ago per cucire. Li
prendi quando ne hai bisogno; te ne servi fintantoché ne bisogno; e
fatta la cosa, lì metti giù. Ecco lo strumento e la maniera di
servirsene. Così bisogna fare di tutte le cose.
Per
usarne così, occorre conoscerne l’utilità. Il bambino non sa
servirsi di nulla, perché non conosce l’utilità di nulla. Si
porterà alla bocca tanto un coltello come un pezzo di pane, giocherà
col fuoco, come con un’immagine. Tu conosci già molto l’utilità
umana delle creature; ma della loro utilità divina che cosa conosci?
Vi cerchi la tua felicità e dirò più avanti come. Ma la gloria di
Dio! ah! tu non sospetti neppure la tua ignoranza a questo riguardo.
Sta’
ben attento a questi princìpii, che sono gravidi di conclusioni, che
si svilupperanno più avanti e a cui non potrai sfuggire. Sai che
abbiamo fatto un patto di non mentire mai a noi stessi, e di andar
sempre a fondo delle cose. Credimi, il fondo di questa parola
"strumenti" è stranamente profondo; cerca dunque di
scandagliarla e bada che non ti colgan le vertigini. Bisogna essere
un uomo: mente positiva, cuore energico, corpo robusto.
XIII.
L’ordine.
Chi
è che deve passare il primo, tu o Dio? - Che domanda! - Ti pare
strana, nevvero? - Certo, e perché farmela? è una cosa da
domandarsi questa? - Poco fa ti chiedevo se credevi in Dio; e quella
prima domanda ti ha stupito quanto questa: ritienle tutte e due,
t’avverto fin d’ora che te le richiamerò, e la tua sorpresa sarà
anche maggiore.
Pel
momento ti sembra evidente che, se Dio è Dio, egli dev’essere il
primo in tutto. La sua gloria, passa dunque avanti alla tua felicità:
è l’ordine del fine. Le tue facoltà devono dunque occuparsi della
sua gloria più che della tua felicità: è l’ordine del tuo
lavoro. Le creature devono dunque servire alla sua gloria, anziché
alla tua felicità: è l’ordine degli strumenti. Tutto ciò non è
forse chiaro come la luce del sole?
È
diritto essenziale di Dio l’essere il primo in tutto. Chi è come
Dio?9.
Se è suo diritto, dev’essere rispettato. Oseresti tu non
rispettare i diritti di Dio? E se non li rispettassi, non te li
farebbe rispettare lui presto o tardi? L’ordine è l’ordine, e la
beatitudine dell’ordine è tale ch’esso non può mai essere
violato, senza vendicarsi, dice S. Agostino10.
Ripeto
dunque: l’ordine essenziale delle cose vuole che la gloria di Dio
sia al di sopra della tua felicità, quanto Dio è al di sopra di te.
L’ordine essenziale delle tue facoltà è che il tuo spirito, il
tuo, cuore e i tuoi sensi s’occupino della gloria di Dio in primo
luogo e della tua felicità solo in secondo luogo. L’ordine
essenziale degli strumenti esige che le creature siano impiegate
anzitutto per la gloria di Dio e in secondo luogo alla tua felicità.
Finché Dio sarà Dio, e l’uomo sarà uomo, l’ordine sarà
questo. Pretendere di organizzare le cose diversamente, sarebbe negar
Dio e negare l’uomo.
XIV.
Il disordine.
Sai
quanti mali vi sono nel mondo? Non ce n’è che uno; tutti i mali
derivano da uno solo. Questo male, padre di tutti i mali, qual é? È
il rovesciamento dell’ordine divino; l’uomo si mette al posto di
Dio, fa passare il suo piacere prima della gloria del suo Creatore,
vive per se stesso anziché per Dio. Ecco il disordine.
Nella
mente, nel cuore e nei sensi il piacere umano prende il predominio;
tiene il primo posto dappertutto, acquista un’importanza
preponderante nella vita. La gloria di Dio è relegata al secondo
piano, talvolta dimenticata e sacrificata. L’uomo non serba più a
Dio il posto essenziale che gli compete: Dio non è più il primo né
nella mente, né nel cuore, né nei sensi dell’uomo. E le creature
che devono essere impiegate innanzitutto per Dio sono invece
impiegate quasi esclusivamente per il piacere dell’uomo. Invece di
conoscere, amare e servire Dio, l’uomo si occupa di conoscere,
amare e servire il suo proprio piacere.
Tu
vedi, nel paradiso terrestre, la prima donna e il primo uomo
commettere quel gran disordine, che fu il punto di partenza di tutti
gli altri. E che fecero essi? Preferirono il loro piacere all’ordine
divino. E da questo primo male son derivati tutti gli altri. Figlio
d’Adamo, tu nasci col peccato originale, e porti impresso nella tua
natura una generazione congenita, che ti trascina a preferire altresì
la tua soddisfazione alla gloria del tuo Creatore.
E
le passioni umane si agitano in tutti; e in tutti tendono al medesimo
disordine. Dovunque è la ricerca di se e del proprio piacere a
detrimento di Dio. Dovunque è la creatura sviata dall’uomo a
profitto del suo egoismo sensualista. Dovunque è la lotta del
piacere umano contro l’ordine divino.
Cosicché
tutto il creato è falsato. L’uomo è falsato, perché non è al
suo e non tende al suo fine; le sue facoltà sono falsate, perché
non agiscono direttamente; le creature sono falsate, perché sono
male impiegate: i1 piano di Dio è falsato, perché è rovesciato.
Che disordine! E come stupirsi se questo disordine porta seco tanti
mali e tante rovine! S. Paolo dice che tutto il creato manda gemiti e
che è come nei dolori del parto, per liberarsi da questo male11.
Tu non percepisci questo gemito universale. Senti però che vi è
molto male attorno a te; e non senti che vi sono anche in te molte
sofferenze!
XV.
Il peccato mortale.
Tu
fai qualche volta il male; e qual è il male che fai? Il male più
terribile, il più gran disordine, è il peccato mortale. E che cos’è
il peccato mortale? È un piacere creato, a cui aderisci e che prendi
in modo talmente contrario all’ordine e al piano di Dio che rovesci
e distruggi la sua gloria calpestandola, e spezzi l’unione della
tua anima con lui.
Il
peccato mortale è un piacere: difatti tu non offendi mai Dio, se non
per procurarti un piacere che ti preme più di lui
È
un piacere o della mente, o del cuore, o dei sensi… Guarda, per
esempio, nei tuoi pensieri le soddisfazioni dell’orgoglio, nel tuo
cuore il godimento degli affetti disordinati, nei tuoi sensi le
seduzioni degli atti colpevoli. Esamina gli incontri, in cui la tua
povera anima si lascia scivolare nell’abisso del male. Dovunque,
sempre, è il piacere che ti domina e ti trascina. Sia che tu
commetta il peccato mortale per ottenere un godimento che cerchi, sia
che lo commetta per evitare un inconveniente che paventi, tu segui
sempre la via della soddisfazione.
E
dove ti conduce questa via? All’ingiuria del tuo Creatore e alla
morte dell’anima tua. All’ingiuria del tuo Creatore: ingiuria
grave, grossolana, incomprensibile: è questo il lato più
deplorevole del tuo peccato. Fai a Dio l’ingiuria sanguinosa di
metterti sotto i piedi il suo nome, il suo amore, il suo timore,
parola, la sua gloria, per pascerti d’un piacere ch’egli
condanna. Metterti Dio sotto i piedi! e Dio è fatto per stare sotto
i tuoi piedi? lui? Chi è il primo, tu o lui?
E
nell’anima tua, che disastro! Offendendo Dio, tu la rompi con lui,
separi l’anima tua da lui; distruggi in te quell’unione divina,
che è la tua vita soprannaturale. L’anima tua perde quel movimento
soprannaturale, che è la tua vera vita di cristiano; è il colpo di
morte dato a ciò che vi è di meglio e di più elevato in te, la tua
esistenza di cristiano. A da questo peccato deriva quel terribile
epiteto di mortale.
Dimmi,
a che punto ti trovi quanto al timore di quest’abominazione?... Ne
senti la mostruosità?... ad ogni costo di purgarne per sempre la tua
mente, il tuo cuore e i tuoi sensi?... Ah! se avessi la fede!... se
credessi in Dio! Se credessi alla vita soprannaturale!... Se sapessi
la dignità della tua anima e la grandezza della tua vita!... No, è
impossibile aver la fede, la fede vera e viva, la fede sincera e
profonda, e non detestare il peccato mortale sopra ogni altra
sventura.
Fintantoché
non detesti questo male che per metà e a malincuore, fintantoché il
tuo cuore conserva volontariamente verso di esso qualche simpatia,
non stare a dirmi che sei un uomo di fede. Eh! senza dubbio il
peccato ha gettato nell’anima tua radici numerose e profonde, che
non è in tuo potere di estirpare in un giorno. Ma se tu gemi del tuo
male, se chiedi a Dio di esserne liberato, se ti studi di sradicarlo,
se sei generoso nel rialzarti, generoso nel lottare, ciò basta alla
tua fede. Quello che Dio domanda, quello che la fede esige, è che tu
non rimanga volontariamente voltato dal lato del male, che tu sia
sincero, e che nel più intimo di te stesso tu sia semplicemente
risoluto di dare a Dio il suo posto. Dopo ciò, se le tue debolezze
ti faranno commettere ancora qualche caduta, Dio le guarirà.
Perciò
ti scongiuro, abbi fede, credi in Dio, tanto da non mai preferirgli
un piacere mortale; mettilo una buona volta al primo posto in cima
alla tua coscienza. Piuttosto morire che lasciar volontariamente che
l’obbrobrioso mostro profani in te e calpesti la gloria dì Dio,
insozzi l’anima tua e uccida la tua vita. Sì, la morte del corpo
mille volte, piuttosto che quella dell’anima.
XVI.
Il peccato veniale.
Ecco
un male incomparabilmente meno grave del precedente; dato che né di
fronte a Dio né di fronte a te stesso, ha conseguenze tanto funeste.
E tuttavia è ancora per l’anima tua il medesimo movimento verso il
piacere creato. Che cosa è infatti il peccato veniale? È un piacere
creato, verso il quale sei attratto, a cui aderisci e che tu ti
prendi contrariamente all’ordine e al piano stabilito da Dio, in
modo da ledere la sua gloria e l’anima tua.
È
un piacere, poiché questo è l’unica cosa che attragga ed inganni
l’anima tua, per distoglierla da Dio. È un piacere o della mente o
del cuore, o dei sensi. È una soddisfazione, il cui fascino ti
domina, di cui non sai o non vuoi liberarti.
Ci
resti attaccato, e sei trascinato. Trascinato fin dove? Fino a ferire
Dio e l’anima tua. Ferisci Dio e la sua gloria. Non distruggi la
sua gloria in te, ma la mutili, la falsi, l’intacchi e la violenti
più o meno, secondo il numero e l’importanza delle tue colpe.
Dimmi:
forse che Dio è fatto per essere tuo zimbello? Merita forse tanto
disprezzo da parte tua?...
Credi
in lui?... Chi dev’essere il primo, lui o tu?
Ferisci
l’anima tua. Il peccato veniale per sé non giunge fino a darle la
morte; ma quante contusioni, ferite, mutilazioni!... Dio t’ha forse
data l’anima perché la maltratti in modo così strano? La vita
soprannaturale è dunque per te così spregevole, che occorra
trattarla sì indegnamente?
Tu
ti guardi bene dal cagionare ferite al tuo corpo, e quando una
disgrazia viene tuo malgrado a ledere la tua salute, quante cure ti
prodighi per ripararlo e guarirlo! Il tuo corpo è dunque più
prezioso dell’anima? E tu pretendi ch’io riconosca in te un uomo
di fede! 0h, vedi, quando per davvero si crede in Dio, non lo si
ferisce con la gioia nel cuore. Quando si crede alla vita
soprannaturale, si prendono maggiori precauzioni per non lederla, o
per ripararla, se è offesa. Dio e l’anima sono due cose sacre, che
la fede ti insegna a rispettare più di tutto, ad amare sopra tutto e
a preservare più di tutto il resto.
A
che punto ti trovi quanto al peccato veniale? non lo mandi giù come
l’acqua? non lo tracanni come l’aria? Tanti pensieri!... tanti
affetti!... tante azioni!... L’orgoglio, con tutte le sue bassezze,
le sue ambizioni, le sue gelosie, le sue mancanze di carità, e che
so io?... La sensualità, con tutte le sue insanie: le sue ricerche,
le sue viltà, le sue golosità, il suo lusso, i suoi trastulli, e
tutto il corteggio innumerevole di colpe, che trascina con sé la
ricerca del tuo piacere prima della gloria di Dio. Nota che tutte
queste mancanze d’orgoglio e di sensualità, io le suppongo
leggere, suppongo che non ti portino a colpe gravi.
Ma
anche se sono leggere, quanto più sono numerose!
Non
è forse vero che la tua mente è tutta ripiena di pensieri
veniali,?... E che dire degli affetti del tuo cuore?... E delle tue
azioni? Quanti difetti in tutto questo! E tu quasi quasi non te ne
preoccupi!... Dici: Ma questa non è una colpa mortale. E credi in
Dio? Credi che Dio è Dio, e lo metti così sotto i piedi, e lo
tormenti con tanti colpi?... Mi dirai che ami molto tuo padre, perché
non fai che percuoterlo tutti i giorni, e non l’hai ancora
ucciso?...
Credi
in Dio... una buona volta... e mettilo al primo posto.
Quando
avrai scacciato il demonio del peccato veniale da tutti i pensieri
della tua mente, da tutti gli affetti del tuo cuore, da tutte le
azioni dei tuoi sensi;
quando
nessuna abitudine di piacere veniale abbatterà la gloria di Dio in
te; quando sarai disposto a morire, piuttosto che consentire
deliberatamente a metter Dio sotto i tuoi piedi con la menoma offesa
veniale; allora comincerò a credere che tu cominci a sapere quello
che è Dio e ad avere in lui quella fede soda, che conviene alla sua
grandezza e alla dignità dell’anima tua.
Senza
dubbio bisogna tener conto, e grandissimo conto dell’umana
debolezza. Cadremo ancora molte volte, offenderemo ancora Colui che
dobbiamo e vogliamo amare, feriremo ancora il suo amore. Lo stesso
giusto cade sette volte, dice lo Spirito Santo; ma si rialza,
aggiunge subito il sacro testo12.
Quindi ti succederà ancora d’essere sorpreso, malgrado i tuoi
buoni desideri e la tua buona volontà. Se davvero sei giusto, ti
rialzerai: da ciò si riconosce il giusto. Non ti meravigliare, né
ti spaventare, né ti scoraggiare della tua debolezza: Dio la
guarirà. Sii sincero e retto, e vedrai più avanti com’egli
guarisce e conduce le anime rette.
XVII
Il male che tu non conosci.
Quand’avrai
scacciata perfino l’ultima traccia di consenso al peccato veniale,
sarai in regola con Dio? Avrà egli nella tua vita tutto il posto che
gli conviene? Sarà una buona volta il primo in tutto? Tu non
l’offenderai più affatto, volontariamente; che gran cosa! e come
la brami ardentemente, nevvero? come desideri finalmente di mettere
la tua vita d’accordo con la tua fede!
Come
giuri di non più mentire a te stesso!... - Dio è Dio ed egli sarà
il mio Dio, e io lo tratterò da Dio. - Ecco il tuo giuramento, non è
vero? Sì, davvero questa volta sei deciso a credere in Dio e a
metterlo al primo posto. Non più peccati! il peccato è
un’abominevole menzogna in un uomo che ha la fede. È indegno di un
uomo che si rispetta il mentire continuamente alle proprie credenze.
L’onore esige tutto o niente. O io non credo a nulla, o vado sino
al fondo del mio dovere.
Benissimo!
Non più peccati... Ma sei definitivamente in pieno accordo con la
tua fede? - E come lo sarei, ora?, mi dici. - Vediamo un po’.
Dimmi,
la vita consiste forse solo nell’evitare il male? No, ma bisogna
anche fare il bene. - Sì, e grazie a Dio, io credo che, anche con
l’abbondanza delle mancanze che desolano ancora la tua anima, nella
tua vita le azioni buone in sé son più numerose di quelle cattive.
Difatti le occasioni di peccato non sono cose non sono cose che si
presentano infallantemente tutti gli istanti, ma sono più o meno
frequenti, e subiscono delle interruzioni. La tua vita invece non
subisce nessuna interruzione. La tua mente, il tuo cuore e i tuoi
sensi sono in perpetua attività.
Tutta
questa attività è buona in sé, e le sue operazioni,
succedendosi ininterrottamente, sono molto più numerose di quelle
del peccato.
C’è
molto bene in te: ce n’è nei tuoi pensieri, n tuoi affetti e nelle
tue azioni.
Ma
questo bene come lo fai? Per chi è la tua prima intenzione? Chi è
il primo, tu o Dio? Se credi in Dio, non potrai ammettere, lo sai,
ch’egli possa in qualche cosa passare al secondo posto e tu al
primo. Ebbene, in ciò che fai o che credi di fare il bene, io voglio
sapere qual posto tenga l’interesse di Dio e quale il tuo. Temo
assai che tu ti comporti come un qualunque maleducato, che si serve
per primo, passa per primo, parla di sé per primo e non sa essere
cortese con un commensale o un visitatore. Osservi verso Dio le norme
di galateo, a cui non oseresti mancare riguardo ad un uomo? Sai
cedere con molta delicatezza il passo, offrire il primo posto,
porgere una vivanda, nominare un altro prima di te come vuole il
galateo. Ma conosci con la stessa profondità anche le norme che devi
osservare riguardo a Dio?
Se
nel bene che fai o credi di fare, poni Dio al secondo posto, commetti
un male, che non è un peccato, ma che si chiama imperfezione. Così
si chiama una mancanza di galateo riguardo a Dio. Tu commetti questa
inciviltà, perché non sai incomodarti per lui, perché sei abituato
a cercare i tuoi comodi perché pensi al tuo piacere più che al suo.
Ancora
una volta è il piacere la causa delle tue mancanze a questo
riguardo, mancanze che sono molto più numerose di quel che tu possa
pensare. Le tue imperfezioni!... vuoi che te ne sveli qualcuna? Vuoi
che interroghi i tuoi pensieri, i tuoi affetti e le tue azioni?
XVIII.
A che punto ti trovi?
Siamo
intesi che, se hai fede in Dio, devi metterlo al primo posto nei,
tuoi pensieri, nei tuoi affetti, nelle tue azioni, in tutta la tua
vita. Non è così?
Anzitutto
nei tuoi pensieri. Per conoscere i tuoi pensieri, io ascolto le tue
parole. Sento che parli di tutto, delle persone, delle cose, degli
avvenimenti. Sai apprezzare e giudicare, ma secondo qual punto di
vista? Secondo il tuo o quello di Dio? Tu misuri tutte le cose dalla
loro utilità; così dev’essere, poiché tutte le cose non son che
strumenti, e uno strumento non ha valore che per la sua utilità.
Ma
qual è l’utilità che tu conosci? La tua, senza dubbio.
Tu
sai quanto piacere, interesse, onore, ecc., persone, cose e
avvenimenti rappresentano per te. L’utilità umana sotto tutti i
suoi aspetti, tu la conosci abbastanza bene. Sai ciò che per te è
buono o cattivo, cioè, ciò che ti piace e ciò che ti dispiace:
poiché è sotto questo colore che tu vedi tutto.
Tu
dici: ecco un bel tempo, un avvenimento disgustoso, una festa
splendida, un lavoro fortunato, delle persone amabili, un cibo
pessimo, ecc., ecc... Qual è l’interesse che qui entra in gioco?
il tuo no? è l’interesse dell’uomo.
Sì,
in tutte le cose quello che vedi è il tuo interesse; esso è quello
che domina su tutte le tue idee. Nei tuoi apprezzamenti delle cose
della vita pratica trovane una, di cui tu dica che essa è buona o
cattiva, non per rapporto a te o agli altri. L’interesse di Dio,
dov’è? … Che posto tiene nelle tue idee … Di che cosa sono
strumenti le creature? Della gloria di Dio prima di tutto; tale è la
loro utilità essenziale. Che conto ne fai tu? E tue idee sono dunque
false in tutto.
Quando
avrai delle idee giuste? Quando saprai mettere Dio in cima ai tuoi
pensieri? Quanto tempo ci vorrà perché la tua mente si abitui a
riferire il tuo interesse a quello di Dio, a ordinare e subordinare
effettivamente e regolarmente il tuo sviluppo vitale alla sua gloria?
Tu pensi a te e a tutte le cose per te: non saprai una volta pensare
a lui, e a te e a tutte le cose per lui?
Anche
le cose soprannaturali, a quale stregua le giudichi? Vai dicendo: che
bel discorso! che bella cerimonia! che buona Comunione! Perché?
Perché tu ci hai provato una viva soddisfazione nella tua
sensibilità. Il tuo piacere ti dà il valore perfino delle Comunioni
che fai. Nella religione, quello che vedi di più elevato, è la tua
salvezza. La tua salvezza, la tua suprema felicità, sei ancora tu, è
ancora il tuo interesse. Nella religione vedi un mezzo di salvezza, e
questo è forse il più alto concetto che ne hai. Ma non arrivi fino
a pensare che Dio ha dei diritti, per se stesso, perché è Dio e per
la sola ragione che è Dio. Se non ci fosse di mezzo la tua salvezza,
penseresti molto a Dio? Il punto culminante della tua religione
consiste dunque nel veder te stesso per primo. Anche le tue idee
sulla religione sono dunque completamente sbagliate. Credi in Dio?
Chi dev’essere il primo, lui o tu?
Ma
insomma non bisogna più che io pensi alla mia salvezza? - Ah! certo,
bisogna pensarci e non ci penserai mai abbastanza. Ma perché farla
passare davanti alla gloria di Dio? Non è questo l’ordine. - Ma se
io mi salvo, glorifico Dio. - Per conto mio penso che sia vero il
contrario: se tu glorifichi Dio, otterrai in compenso la salvezza, ma
devi separare la gloria dalla tua salvezza, la al di sopra di essa;
perché Dio dev’essere il primo e tu il secondo, perché i suoi
diritti passano avanti alle tue speranze, perché lui è Dio e tu sei
uomo. Cominci a comprendere che è una gran cosa credere in Dio?
Sappi
dunque che la religione consiste più nel rispettare i diritti di
Dio, che nel salvare le proprie speranze; più nel glorificare Dio,
che nel render beato te, stesso. L’essenziale nella religione è
l’onor di Dio; l’accessorio è la felicità dell’uomo che segue
necessariamente l’onor di Dio. Lo segue ma non lo precede. Procura
di farti delle idee giuste. A forza di non vedere nella religione se
non una questione di salvezza, cioè d’utilità umana, si è giunti
a quello che oggi si pensa e cioè che quando non si sono lesi
gl’interessi umani, si crede d’aver compiuto tutto il proprio
dovere. Non si comprendono più i diritti di Dio. E tu quando li
comprenderai?
XIX
A che punto ti trovi?
(continuazione)
E
i tuoi affetti? Sai quante cose ami? Se non sei capace di contarle,
te ne farò io la somma esatta. Tu ne ami una sola; e quest’una sei
tu. Pigliamo la regola tracciata da S. Agostino, che t capirai
subito. Una cosa che non si ama per se stessa, non si ama13.
Ti pare evidente? Ami il cibo, per esempio: ma perché l’ami? Per
l’utilità e pel piacere che ci trovi. Non è dunque il cibo che
ami, ma ami te in esso. Ebbene scandaglia tutti i tuoi affetti,
tutti, e vedi se tu non ti appigli unicamente a ciò che piace,
detestando ciò che ti dispiace.
La
regola delle tue affezioni è l’interesse del tuo piacere. Ami per
te, cioè, ami. E non sei capace di amare in modo diverso. Dio
stesso, l’ami in altro modo che non sia questo? L’ami pel bene
che ti dà o che ne aspetti per te. Se amassi i suoi doni in vista di
lui e per andare a lui, questa sarebbe la perfezione. Ma tu inverti
le parti, e l’ami pe’ suoi doni ed ami i suoi doni per te. L’ami
dunque per te, vale a dire, ami te. Ami la consolazione di Dio; ma
ami tu il Dio della consolazione? Non ami la prova di Dio; ma ami il
Dio della prova? Ami te stesso, ecco più o meno tutto quello che il
tuo cuore sa fare. Ed ogni mattina ed ogni sera dici a Dio: mio Dio,
vi amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa: tre bugie. Non è lui
propriamente che tu ami, ma te; e se l’ami anche solo un poco, non
è certo con tutto il tuo cuore, ed è solo quasi sopra ogni cosa.
Non è bene mentir così a Dio e mentire a se stesso, e contentarsi
di parole. Credi in Dio? Chi dev’essere il primo, tu o lui?
Adunque
anche i tuoi affetti sono sconvolti; tu ami tutte le cose e Dio
stesso in modo opposto a quello che dovresti fare. Tu sei sempre il
primo in tutto quello che ami. Ed ecco un fiero cristiano!... Amare è
voler bene. Se vuoi il bene di Dio, che è la sua gloria, tu ami Dio.
Se vuoi il tuo bene, tu ami te stesso. Quando amerai il bene di Dio
prima del tuo? il suo onore più della tua felicità? Sai che la
carità è superiore alla speranza, e che, senza la carità la
speranza non è nulla. La speranza è per te; la carità è per Dio.
Oh! Quando saprai con tutta verità e sincerità pronunziare dal più
intimo del tuo cuore un vero atto di amore di Dio? Mio Dio! Vi amo…
con tutto il cuore… sopra tutte le cose… per amore di voi stesso…
XX.
A che punto ti trovi?
(continuazione)
E
le tue azioni?... Tu mangi e bevi pei tuoi bisogni, ti diverti pel
tuo piacere, parli pel tuo vantaggio, lavori per i tuoi successi, vai
e vieni per i tuoi interessi! Oh! il tuo interesse!... lo cerchi
dovunque, lo persegui senza posa: e puoi considerarti ben felice
quando non ti fa commettere delle viltà! L’interesse ne fa
commettere tante! Ma qui non parlo del male che fai, lo suppongo
corretto; parlo del bene che credi di fare, e in questo bene vedo
dominare sempre e dovunque la ricerca di te.
Non
è forse vero che è il fine umano che ispira abitualmente le tue
azioni? Quello che fai ha ordinariamente uno scopo ben chiaro e
definito: questo scopo è la tua utilità personale; utilità
naturale e per lo più materiale, qualche volta anche; poco importa;
il primo e il principale sei sempre tu. Qual posto tiene l’interesse
di Dio nella tua condotta, in confronto col tuo interesse? Abbastanza
ristretto, no? anzi troppo ristretto, secondarissimo. Voglio
ammettere che di quando in quando tu sappia dimenticare te stesso,
far un sacrificio, prodigarti; ma confessa che ciò non è
precisamente quello che domina il tuo orizzonte finora. Ah!
l’egoismo!… persino nel bene!... persino nel prodigarsi!…
E
che influenza ha su di te l’occhio dell’uomo! E l’occhio di Dio
ne ha altrettanto? Non è vero che in pratica temi l’occhio
dell’uomo più che l’occhio di Dio? Vi sono molte cose, che tu
non faresti, se non fossi visto; ed altre che non faresti, se fossi
visto. Calcolane il numero. L’occhio dell’uomo modifica in modo
straordinario la tua condotta; e l’occhio di Dio in che cosa la
modifica?
Dunque
in pratica, poiché bisogna esser pratici e non cercare d’illudersi,
in pratica, Dio è per te meno dell’uomo, perché ha minor
influenza pratica sulla direzione della tua condotta. Un cristiano
che crede in Dio, deve rispettare l’occhio di Dio solo e non mai
lasciarsi dominare dall’occhio di nessun uomo.
Fintantoché
sentirai che l’occhio dell’uomo modifica il fondo della tua
condotta, di’ pure che Dio in te non ha il primo posto. Fintantoché
sarai schiavo d’un rispetto umano qualunque, anche di quello che ti
fa fare il bene, la tua vita non avrà la rettitudine che dee avere,
e non ti comporterai in un modo abbastanza degno della tua fede.
Un
secolo fa la Rivoluzione aveva proclamato i diritti dell’uomo: non
è forse vero che noi li mettiamo meravigliosamente in pratica?
Quando si proclameranno di nuovo i diritti di Dio? E quando li
rimetteremo noi al loro posto? I diritti di Dio passano avanti a
tutto... per chi ha fede. Credi i Dio? Chi deve passare il primo, lui
o tu?
Suvvia,
bisogna risolutamente servire... Dio... Sai che il catechismo dice:
L’uomo è creato per conoscere, amare e servire Dio. Comprendi
queste tre parole: conoscere... amare... servire?... Comprendi questo
complemento oggetto: Dio? Sai il comandamento?… Quello che è il
più grande e il primo?…
Amerai
il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, tutto il tuo cuore, con
tutte le tue forze. È lui che devi amare e servire, amarlo e
servirlo con tutte le tue forze. Dio dice proprio: con tutte le tue
forze. Sai che Dio non s’accontenta di parole, e non ha l’abitudine
di non dir nulla.
Ancora
una volta, medita il gran comandamento. Nostro Signore dichiara che è
il più grande, e tu non farlo il più piccolo. Dichiara che è il
primo, e tu non lo fare il secondo. Il comandamento che riguarda il
prossimo e te stesso, non viene che in secondo luogo14.
Sii dunque una buona volta consentaneo alla tua fede e alla tua
ragione, in modo da conservare questi due comandamenti nell’ordine
in cui Dio li ha messi.
XXI.
Raddrizzamento.
Ma
allora, devo capovolgere tutta la mia vita? - Sì, devi capovolgerla
e raddrizzarla. Occorre né più né meno rovesciare e raddrizzare
l’insieme delle tue idee, dei tuoi affetti e delle tue azioni. Tu
vedi, ami ed agisci a rovescio, perché sei dappertutto in prima
linea e questa è la gran menzogna della tua vita. Bisogna pensare
una buona volta ad amare non più con parole e con la lingua, il che
è contentarsi di parole, ma ad amare con le opere e in verità15.
-
Allora bisogna ch’io cessi di pensare, di amare e d’agire per me?
Chi
ti ha detto questo? Vediamo: ritorniamo al piano di Dio. Dio ti,
diede un duplice fine: la sua gloria in primo luogo, la tua felicità
in secondo luogo. Poiché te ne diede due, non è permesso di
sopprimerne uno. Tu ora sopprimi troppo la sua gloria; è forse
questa una ragione per passare all’estremo opposto, e opprimere la
tua felicità? Conserva il piano di Dio; rettifica, rimetti le cose a
posto, è molto ed è sufficiente.
Sì,
molto, e temo perfino che sia un lavoro impossibile; non si rifà la
propria vita come si rivolta una tasca. - No, non si rifà così
prontamente la propria vita. Ma non bisogna mai domandarsi se ciò è
impossibile; questo è il primo e l’ultimo argomento dei vili.
Lascia ai vili la loro viltà e il loro argomento. Non sei tu,
risoluto d’andare al fondo dei tuoi princìpii e d’esser logico
sino alla fine? Bisogna domandarsi se tale è il dovere, e il dovere
non è mai impossibile, anche quando per esso bisogna sacrificare la
vita.
A
me, ciò che pare impossibile, è che tu abbia la fede, dico meglio,
che tu abbia la ragione, e che continui a dar a Dio il posto che gli
hai dato nella tua vita. O tu, logico con te stesso, compirai fino in
fondo il tuo dovere dando piena ed intera soddisfazione alla tua
ragione e alla tua fede; oppure negherai Dio, e allora sarai libero
di sragionare logicamente; ovvero mentirai a te stesso, mentirai ala
tua fede e alla tua ragione, vivrai d’espedienti e di mezze misure,
sarai un uomo dappoco e falsato, la tua vita non avrà né logica né
verità, non sarai che un volgare giocoliere, come ce ne sono tanti
sulla scena del mondo. Scegli. - Ma come intraprendere un’opera
così colossale qual è quella di rifondare la mia vita? - Su, via!
sii uomo generoso e sincero, di’ a Dio che può fare assegnamento
sopra di te, e tu fa’ assegnamento sopra di lui. Sii risoluto a
tutto, e vedrai che Dio ti condurrà. Non puoi immaginare quanto è
semplice quest’opera così grandiosa. Tutto sta nel sapere come si
deve fare; ma questo te lo mostrerò più avanti. Il grande artefice
di questa costruzione può tutto, perché, come vedrai, questo
artefice è Dio. Non hai veduto, a principio, che la vita
soprannaturale è una vita di cui Dio stesso fa vivere l’anima,
come l’anima fa vivere il corpo? È lui che ti fa vivere per sé.
Tu ora vivi per te, perché vivi di te, cioè, della tua vita
corporale e naturale. Tu non vivrai per Dio, se non quando
vivrai
di Dio, cioè di quella vita soprannaturale, in cui Dio prende
possesso della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi, per farti
conosce amare ed agire soprannaturalmente in vista di lui.
Dovrai
dunque lasciare che Dio ne prenda possesso, affinché possa
rettificare i tuoi pensieri, i tuoi affetti e le tue azioni.
XXII.
Il cristianesimo attuale
Ed
ora esamina lo stato della società: guarda a che punto ci troviamo.
Da un lato ci sono nemici implacabili del nome di Dio, che
s’affaticano in tutti i modi a rimuovere l’idea di Dio da tutto
ciò che è umano. E tu sai quanto la lotta è accanita e quali
proporzioni ha preso. Dall’altra ci sono gli esseri che si credono
cristiani, che si dicono tali, che hanno la pretesa di lavorare per
Dio, e che a lui non lasciano che un posto molto secondario
nell’economia della loro vita. Comprendi la falsità d’una simile
condizione di cose, e la nullità a cui uno fatalmente si condanna
ponendosi in essa? Dio è tutto o niente; egli è il primo o non è
affatto; dal momento che non è al suo posto, finisce con non aver
niente.
Orbene,
sta attento: nella vita privata come in quella pubblica, in quella
civile come in quella politica, dico di più, nella stessa vita
religiosa, Dio tiene davvero il primo post? Egli non è pressoché in
nessuna parte il primo. L’interessamento domina le intelligenze,
assoggetta i cuori, dirige le azioni.
La
vita è organizzata in modo che l’uomo è il primo in tutto. Tutto
l’organismo della famiglia fino alla società religiosa, è
falsato.
Che
cos’è la nostra istruzione? la nostra educazione? La nostra
formazione? La nostra istruzione dovrebbe collocare Dio in cima alla
nostra mente; la nostra educazione dovrebbe collocarlo al centro del
nostro cuore; la nostra formazione dovrebbe metterlo alla base della
nostra condotta. Ora Che succede? La nostra istruzione è umana, la
nostra educazione è umana, la nostra formazione è umana.
Se
si fa posto a Dio, ciò si verifica in un santuario isolato, in cui
la vita pratica non ha quasi nulla a vedere. Gli abbiamo fatto una
capanna più o meno bella, in questa capannetta gli diamo una piccola
parte della nostra vita, e questa la chiamiamo vita cristiana!
Né
nelle idee, né nei costumi né nelle leggi, né nelle istituzioni,
né negli individui, Dio ha il posto che gli è strettamente dovuto.
Insomma tutto è in gran disordine; per conseguenza tutto dev’essere
capovolto. Comprendi perché i socialisti sono necessari e
inevitabili? E siamo noi soprattutto, noi che abbiamo la pretesa
d’essere buoni, che li rendiamo necessari. Quando il bene stesso
non è più retto, non c’è più nulla di retto, e la catastrofe è
imminente perché la società al pari dell’individuo, non può
vivere con la testa all’ingiù.
Ah!
se ci decidessimo a raddrizzarci! Se, invece di gridare contro gli
spazzaturai, che dopo tutto non hanno per missione che di portar via
le spazzature, noi ci riformassimo, se vomitassimo il veleno
rivoluzionario, di cui siamo imbevuti fino al midollo, se imparassimo
a conoscere, amare e servire Dio collocandolo dovunque al di sopra
dell’uomo, noi faremmo la sola opera seria e la sola necessaria
nell’ora presente. Prima d’impegnarti a dare il tuo contributo a
qualche opera sociale, riforma te stesso, e poi compi opere che siano
rette.
XXIII
Le età della fede.
Nei
tempi in cui c’era la fede, Dio aveva un posto ben diverso nella
vita. La legge delle primizie gli consacrava i primogeniti dell’uomo,
degli animali e dei prodotti della terra. In tutto la prima parte era
per lui. La preghiera e il segno della croce erano dappertutto; le
azioni ordinarie della vita portavano sempre un segno religioso. Gli
atti pubblici e quelli privati si facevano nel nome del Padre e del
Figliuolo e dello Spirito Santo. Nulla si faceva senza Dio.
Se
si parlava d’un progetto, si diceva se piace a Dio. Se si era
ottenuto un felice successo: grazie a Dio.
Prima,
si faceva assegnamento su di lui; dopo lo si ringraziava. La vita
privata e quella pubblica erano orientate verso l’onore di Dio. Si
era i servi di Dio. Il più sacro interesse dei popoli era l’onore
di Dio, e il delitto più esecrato era il sacrilegio. La legislazione
pubblica, i costumi del popolo, le istituzioni sociali e le idee
correnti erano segnate d’una profonda impronta religiosa. L’uomo
aveva le passioni e le sue colpe; ma al di sopra delle passioni
umane, dovunque vedevasi dominare l’idea di Dio.
Le
grandi lotte, le grandi leggi, le grandi epoche, i grandi popoli,
sono quelli, in cui vedi l’idea divina ispiratrice del movimento
umano.
La
storia vera dell’umanità dovrebbe essere studiata alla luce di
questi princìpii: poiché la storia non è altro che la conoscenza
dell’azione di Dio in mezzo all’agitazione umana. E guarda un po’
quello che hai imparato nella storia. Hai imparato a seguire le
vicende dell’agitazione umana; ma dell’azione di Dio che cosa hai
imparato? De Maistre ha ben ragione di dire che da noi la storia è
da trecento anni una incessante cospirazione contro la verità.
La
società cristiana dev’esser rifatta; e per rifarla, la prima
necessità che s’impone è quella di raddrizzare le proprie idee.
Fintantoché non si avranno idee rette, si camminerà per istorto,
perché l’uomo cammina secondo le sue idee. È l’idea che fa
l’uomo.
Oggi
non ci sono più uomini, perché non ci sono più idee, non ci sono
che parole. Vuoi essere un uomo? esci dalle parole ed abbi delle
idee, cioè, delle visioni profonde sulle cose. E per aver delle
visioni profonde sulle cose bisogna vederle tali e quali Dio le
conduce. E per vederle così, bisogna che ti collochi dal punto di
vista in cui Dio vuole che tu sia: quand’uno si trova in un punto
sbagliato vede falso. Dunque prima Dio e poi tu.
Quando
avrai attuato questo gran programma: Dio il primo, nelle tue idee,
nei tuoi affetti, nelle tue azioni, in tutta la tua vita, allora
comincerai ad essere un cristiano. - Come? io comincerò?... Ma io
penso che almeno allora lo sarò, e pienamente. -
Non
ancora del tutto; poiché quello che ora ti ho detto non è che la
prima parte e neppure la più grande della vita cristiana. Ne rimane
ancora un’altra, più bella ed estesa, e più profonda.
E
se tu credi in Dio, sei logicamente obbligato a percorrerla fino in
fondo; te la insegnerò nella seconda parte.
1
Venite, fili!, audite me: timorem Domini docebo vos. Quis
est homo qui vult vitam, diligit dies videre bonos? Ps. 33, 11‑12.
2
Théorie du pouvoir. livr. III, de l’Education.
3
Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo, et ex tota anima tua,
et ex tota mente tua, et ex tota virtute tua. Marc.
12, 3o.
4
Multi enim sunt vocati, pauci vero electi. Matth. 20, 16.
5
Magis satagite, ut per bona opera certam vestram vocationem et
electionem faciatis. II Petr. 1, 10.
6
Gratias agentes Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem sortis
sanctorum in lumine, qui eripuit nos de potestate tenebrarum, et
transtulit in regnum Filii dilectionis suae, in quo habemus
redemptionem per sanguinem eius, remissionem peccatorum... Et
ipse est caput corporis Ecclesiae, qui est principium, primogenitus
ex mortuis, ut sit in omnibus ipse primatum tenens. Coloss. 1,
12-18.
7
Scimus autem quoniam diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum
iis, qui secundum propositum vocati sunt sancti. Rom. 8, 28.
8
Ita manum mittas, ut cor inde solvas. Aug., Serm. 177, num 3.
9
Domine, quis similis tibi? Ps. 34, 10.
10
Quoniam tanta est beatitudo iustitiae, ut nemo ab ea nisi ad
miseriam possit abscedere. Aug., De lib. arbit., III, n. 44.
11
Scimus enim quod omnis creatura ingemiscit et parturit usque adhuc.
Rom. 8, 22.
12
Septics enim cadet justus et resurget. Prov. 24, 16.
13
Quod propter se amatur, non amatur. Aug.,
Soliloquia, 1,1, n. 22.
14
Diliges Dominum Deum tuum... ex tota virtute tua. Hoc
est maximum et primum mandatum. Secundum autem simile est huic:
Diliges proximum tuum sicut teipsum. Marc. 12, 31; Matth. 22, 37.
15
Filioli mei, non diligamus verbo neque lingua, sed opere et
veritate. I Ioan. 3, 18.
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